Economia

Il Giappone prende Embraco. Ma "scarta" il polo italiano

Il Giappone prende Embraco. Ma "scarta" il polo italiano

Embraco passa dalla Whirlpool alla Nidec. Il gruppo giapponese si prenderà tutto il pacchetto, 11mila dipendenti e stabilimenti che vanno dal Brasile alla Slovacchia, passando per Cina e Messico. Tutti, tranne i 537 dipendenti dello stabilimento di Riva di Chieri (Torino), soggetti a un accordo separato con autorità locali e sindacati. Ma con quali esiti? Gli americani hanno in programma «di cessare le attività e terminare la produzione», ma da mesi si lavora a «una soluzione all'italiana»: un possibile compratore, e magari l'idea di creare una cordata e avere un garante italiano (in questo caso non sarebbe la Cdp, come si ipotizza per l'Ilva, ma Invitalia).

Il condizionale è però d'obbligo visto che l'unico punto fermo resta il congelamento dei licenziamenti a fine 2018, mentre la trattativa è ancora lontana da un epilogo. Proprio ieri, doveva tenersi un nuovo incontro al ministero dello Sviluppo economico, spostato però al 17 maggio. E i sindacati, alla notizia della vendita, hanno fatto subito appello perché «governo e azienda diano aggiornamenti tempestivi sul progetto di reindustrializzazione, l'unico oggi in grado di dare prospettive ai lavoratori, ma sul quale non si è passati ancora ai fatti concreti», ha detto Vito Benevento, responsabile Embraco per la Uilm. L'idea è destinare la produzione ad attività verdi come la rigenerazione di elettrodomestici o la realizzazione di macchinari di pulizia dei pannelli fotovoltaici.

Il timore è che il lungo tavolo torinese possa tradursi in un autogol per i lavoratori italiani e trascinarsi, anche a causa della lunga transizione di governo, al pari di trattative come Ilva e Alitalia. I giapponesi di Nidec, che hanno comprato la Embraco al netto dell'Italia per 1,08 miliardi di dollari in contanti sono, infatti, una realtà forte che, con questa mossa, accrescerà la presenza nel business dei compressori per la refrigerazione, sfruttando le nuove regolamentazioni ambientali che stanno stimolando la domanda di compressori eco-consapevoli e a spazio ridotto. Insomma, i giapponesi hanno comprato per continuare a produrre in un settore in espansione che sul fronte Embraco ha contribuito, nel 2017, per 1,3 miliardi di dollari alle vendite di Whirlpool.

Di contro quali sono le prospettive per il sito torinese? All'orizzonte ci sono tre possibili gruppi interessati all'acquisto: un'azienda italiana del Nord Est, una società israeliana con finanziamenti cinesi che produce robot per la pulizia di impianti fotovoltaici e una multinazionale giapponese. Al momento, però, per Embraco l'unico passo concreto è quello di ieri, senza l'Italia.

Un campanello d'allarme anche per i «casi» Ilva e Alitalia che, se protratti all'infinito, potrebbero vedere fuggire investitori di peso e ritrovarsi con il cerino in mano.

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