Economia

Giarda boccia le nozze Banco-Bpm

Il banchiere: «Non è la coppia dell'anno». Rossi presidente

Il presidente uscente di Bpm, Dino Piero Giarda, spara a zero contro la fusione con il Banco Popolare, davanti all'assemblea che lo ha sostituito con Nicola Rossi. «La banca nascente» dalle nozze con Verona «non ha le caratteristiche per essere la coppia dell'anno», ha scandito l'ex ministro. Un attacco ancora più irrituale, perché consumato coram populo, che Giarda rafforza calcolando una distruzione di valore di 3,2 miliardi in termini di patrimonio netto. Si tratta di una ipotesi di scuola, basata sulla vendita integrale delle sofferenze del Banco a un nominale del 25% e degli altri deteriorati al 60-70%, ma sufficiente per riaccendere la polemica sui rapporti di concambio post fusione. In sostanza una sconfessione del lavoro del capo azienda Giuseppe Castagna. «Le alternative non sarebbero state molto meglio», ha poi però ammesso Giarda: Piazza Meda aveva sondato anche Popolare Emilia Romagna, Carige e Ubi.

Piccata la replica di Castagna, che ha sottolineato come l'ex ministro abbia espresso le sue impressioni «in un momento pubblico invece che nei momenti canonici che la nostra governance concede». In ogni caso nel nuovo big del credito la denominazione Bpm «rimarrà ben chiara», insieme a quello del Banco, così come è stato fatto in tutte le fusioni più importanti degli ultimi periodi», ha proseguito Castagna con un riferimento ad Intesa Sanpaolo, da cui lo stesso banchiere proviene.

Per il resto l'assise, che era chiamata a nominare il nuovo Cds, è stata tutta una caccia al voto con reciproci rimbrotti tra le 3 liste in gioco come fanno i partiti politici sugli scranni del Parlamento. Dopo sette ore di discussione, hanno vinto come previsto i dipendenti soci (il listone per Rossi, sostenuto da sindacati e soci-pensionati, ha preso 3.356 voti) contro i 1.231 della squadra di Piero Lonardi (soci esterni) e i 276 del fondo Athena di Raffaele Mincione (primo azionista di Bpm con il 4,8%) che ha promosso, pur non a pieni voti, la fusione con Verona. Numeri da cui si vede il peso delle deleghe in mano ai pensionati. E soddisfazione per la nomina di Rossi è stata espressa dal segretario della Fabi, Lando Sileoni.

Ma è battaglia anche sulla sopravvivenza, pretesa dai dipendenti-soci, della Bpm spa in seno alla nuova holding: Ezio Maria Simonelli della stessa squadra Mincione nel sottolineare l'inutilità di creare una struttura ad hoc, ha richiesto, ove avvenisse, che fosse costo zero, cioè affidando le poltrone ai manager. MR

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