Economia

Il giocattolo educativo piace ai cinesi

Il giocattolo made in Italy non solo batte la crisi, ma conquista anche la Cina. É il caso di Quercetti, azienda familiare nata oltre 60 anni fa, creatrice di best seller senza tempo come i famosi chiodini colorati e le lavagnette magnetiche. Che ancora oggi vengono ideati, prodotti, confezionati e spediti nell'unica sede di Torino. A dispetto di un mercato del giocattolo che per il terzo anno consecutivo ha chiuso in negativo, Quercetti ha chiuso il 2013 confermando il fatturato di 10 milioni di euro, il 68% di export e l'aumento del 13,3% delle vendite in Italia. Nonostante i costi maggiori: «A volte mi stupisco anch'io - commenta l'ad Stefano Quercetti - perché le condizioni in cui operiamo sono sempre più difficili, sembra che si voglia scoraggiare le aziende che, come noi, producono in Italia. Un nostro omologo in altri Paesi avrebbe più risorse per sviluppare l'azienda, mentre a noi drenano risorse per sacche di inefficienza. Dovremmo invece valorizzare l'eccellenza italiana che è la trasformazione delle materie prime, per un mercato che è il mondo».

In effetti, i prodotti Quercetti sono venduti in 50 nazioni, compresa la Cina: un primato, riuscire a vendere giocattoli nel Paese da cui proviene l'85% della produzione mondiale. «Dirò di più: la Cina è un Paese attento, non accetta prodotti che non siano certificati e la certificazione la fa da sé, c'è un audit di ispettori cinesi che controllano anche i requisiti etici. Mi piacerebbe però che ci fosse la reciprocità, perché l'Europa ha le regole ma non verifica sempre che vengano rispettate da parte dei produttori cinesi».

Voi siete riusciti a crescere anche sul mercato interno, che invece è in sofferenza. In che modo? «Stiamo puntando molto sul Web, cioè il settore che oggi ha il maggior tasso di crescita. Infatti nel 2013 abbiamo realizzato nell' e-commerce una crescita del 110% rispetto al 2012: è vero che partivamo da numeri bassi, ma è comunque un risultato importante. Inoltre, abbiamo l'intera catena produttiva sotto il nostro controllo, quindi tutto ottimizzato, anche per quanto riguarda la logistica». I progetti futuri? «Investiremo circa 600mila euro in ricerca e sviluppo, un pilastro della nostra attività.

E facciamo un appello al governo: il made in Italy non è solo lusso e cibo, anche le piccole imprese come la nostra vanno valorizzate».

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