Economia

La guerra dei dazi minaccia la ripresa

Le barricate tra Usa, Cina e Ue potrebbero degenerare. Per gli analisti Pechino nel Wto è stato un errore

La guerra dei dazi minaccia la ripresa

Al di là delle difficoltà economiche in cui versa l'economia mondiale, una misura nata proprio per cercare di salvare il salvabile nei momenti più duri potrebbe contagiare i settori chiave dell'economia italiana ed europea scatenando un inatteso effetto-boomerang. Si tratta dei dazi anti-dumping che talvolta Europa, Usa e Cina adottano l'uno contro l'altra per tutelare produttori e nicchie di mercato. Storicamente gli esempi non mancano, ma negli ultimi mesi i nuovi dazi hanno iniziato a moltiplicarsi ai fini di una guerra commerciale sotterranea. E così, dopo che la Commissione europea lo scorso 6 giugno ha imposto dazi dell'11,8% sui pannelli solari cinesi - che saliranno al 47,6% dal 7 agosto, se non verrà trovato prima un accordo tra le parti (allo studio in questi giorni) - ecco che Pechino ha avviato un'indagine anti-dumping nei confronti dell'import di vino Ue. Una misura assai rischiosa che, se adottata, andrebbe a compromettere significativi giri d'affari in Francia, Italia e Spagna. «Auspico - ha commentato Lamberto Gancia, presidente di Federvini - che governo e Commissione Ue ci sostengano trovando soluzioni bilanciate che difendano i propri produttori».
Per non farsi mancare nulla la Cina, che avrebbe mal digerito le imposizione nel business solare, ha ritenuto poi che i Paesi Ue effettuino dumping sul mercato cinese. Così, dal 28 giugno, e per i prossimi cinque anni, i prodotti chimici provenienti dall'Ue saranno soggetti a un dazio tra il 19,6 e il 36,9 per cento. Una mossa sorprendente se si considera che uno dei maggiori esportatori di prodotti chimici in Cina è la Germania, storico «alleato» di Pechino proprio contro l'imposizione di dazi. «Nei momenti di crisi - commenta a Il Giornale Edoardo Chiozzi, Responsabile per l'Italia di Convictions - le economie tendono a chiudersi, tuttavia, come dimostrato anche dalla crisi del '29, non è una scelta utile, né sana, soprattutto alla luce degli interventi di austerità a cui sono soggetti i Paesi Ue. In un momento in cui la domanda interna è stagnante per Paesi come Italia e Spagna è cruciale favorire l'export».
Dalla guerra dei dazi non sono esenti nemmeno gli Usa. Anzi. Proprio in questi giorni il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti dovrà decidere se avviare un'indagine sull'import di tubi. Nel mirino, la concorrenza asiatica, in particolare coreana. Se lo stop agli asiatici dovesse andare in porto, a beneficiarne sarà il mercato interno e Tenaris, operatore italiano che potrebbe sfruttare a pieno il taglio forzato dell'offerta. Una decisione in itinere, e che potrebbe scatenare a breve una contromossa. «Queste tensioni sono destinate ad avvitarsi - spiega Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca - scatenando un effetto domino che rischia di contagiare prima o poi anche i settori chiave dell'economia, come ad esempio quelli del lusso e della moda. Per non parlare dei business strategici del Paese: difesa, infrastrutture, agroalimentare. Andando avanti di questo passo, è inevitabile che si alzi la posta in gioco. Purtroppo - conclude Roghi - l'ingresso della Cina nel Wto è stato studiato e regolato male e si dovrebbe correre ai ripari con nuove intese internazionali».
A tal proposito, lunedì partirà il vertice per gli accordi di libero scambio Usa-Ue.

«Un'appuntamento importante - spiega ancora Chiozzi - che affronterà la questione delle barriere non tariffarie, ostacola al business in misura analoga ai dazi anti-dumping».

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