Economia

Per i big dell'auto scatta l'allarme profitti

Pesano gli investimenti elettrici: al 2023 previsto un taglio di 60 miliardi

Per i big dell'auto scatta l'allarme profitti

È un «deserto del profitto» quello in cui sta per entrare l'industria mondiale dell'auto. E, come tale, pieno di insidie che metteranno a dura prova la tenuta dei costruttori. AlixPartners dedica l'annuale «Global Automotive Outlook» ai crescenti problemi che le Case saranno chiamate ad affrontare in nome di una visione sempre più elettrica della mobilità del futuro, ma anche dello sviluppo della guida autonoma.

Dario Duse, managing director e co-leader europeo del team Automotive & Industrial della società di consulenza, ha snocciolato alcuni numeri: al 2023, ammonterà a 225 miliardi di dollari la spesa destinata dal settore all'elettrificazione; l'industria, inoltre, investirà altri 48 miliardi di dollari tra oggi e il 2023 sulla guida autonoma; i profitti lordi, sempre per quell'anno, potrebbero ridursi di 60 miliardi di dollari; e poi c'è l'offerta delle vetture elettrificate (elettriche e ibride ricaricabili) che in Europa passerà dagli attuali 62 modelli a 230, sempre al 2023.

Negli anni scorsi, con un mercato positivo e per la realizzazione delle nuove tecnologie, il settore ha assunto 400mila addetti. Numero che, alla luce della fase poco brillante, ha già iniziato a scendere. La manutenzione di un veicolo, inoltre, rispetto a uno tradizionale, è meno complessa per l'assenza di tante componenti. Ecco così ridursi di almeno 1.300 dollari per auto, da qui al 2023, il costo annuale dell'intervento in officina. Un taglio non da poco che va a incidere su una delle aree di maggiore marginalità.

«Stiamo iniziando a vedere gli effetti della più grande rivoluzione di questa industria, in arrivo proprio mentre il settore sembra già nella fase di recessione ciclica», puntualizza Duse. Il mercato globale dell'auto, secondo AlixPartners, crescerà a un tasso annuo di solo l'1,6% fino al 2026. Quest'anno le vendite in Cina caleranno a 24,8 milioni di unità (da 27 del 2018), mentre il mercato Usa dovrebbe continuare il suo rallentamento, scendendo da 17,3 a 16,9 milioni e dirigendosi verso un probabile minimo a 15,1 milioni nel 2021. In Europa è attesa una crescita media modesta, dell'1% annuo fino al 2026, concentrata nei mercati dell'Est e in Russia. Il Sud dell'Asia è invece l'area con le migliori prospettive, grazie all'India.

«L'Italia - aggiunge Duse - seguirà i trend dei Paesi dell'Europa occidentale: sostanziale stabilità dei volumi, continuo calo del Diesel, seppur con lieve ritardo rispetto agli altri, e continuo spostamento delle preferenze verso piccoli e medi Suv con peso e resistenza aerodinamica maggiori, il che, in assenza di uno svecchiamento del parco circolante renderà difficile ridurre i livelli di CO2 nel breve».

Commenti