Economia

I cinesi vogliono le chiavi di Fca: +8%

Voci di un'offerta da Pechino, respinta dal Lingotto. Il summit con Great Wall

I cinesi vogliono le chiavi di Fca: +8%

Il botto di Ferragosto lo fa il titolo Fca (+8,15%) che risale così a 10,62 euro. Sul Lingotto rispuntano le «ombre cinesi» e, scrive Automotive News, da Pechino sarebbe arrivata sui tavoli di John Elkann e Sergio Marchionne un'offerta di acquisto, una proposta economica a premio rispetto ai valori attuali, che i vertici del gruppo non avrebbero però considerato adeguata. Automotive News afferma anche che, secondo una fonte, alcuni dirigenti di Fca sarebbero andati in Cina per incontrare una delegazione di Great Wall Motors, i cui emissari sarebbe stati a loro volta notati, la scorsa settimana, ad Auburn Hills, in Michigan.

Nessun commento da parte di Fca, se non il fatto che si tratti di incontri di routine. Il quotidiano online fa il nome di Great Wall, il maggior gruppo privato cinese specializzato in Suv e furgoni, presente in Italia attraverso la società importatrice Eurasia, con sede a Palazzolo sull'Oglio (Brescia). Una curiosità: nel 2006 Great Wall finì nei guai proprio con la Fiat per aver realizzato un modello, battezzato Peri, fotocopia esatta della Panda.

Non è chiaro, comunque, quale azienda cinese avrebbe avanzato l'offerta. I nomi fatti, oltre a quello di Great Wall, riguardano Dongfeng Motor Corp (già partner di Psa e Renault), Zhejiang Geely Holding Group (che controlla Volvo) e Gac, attualmente partner di Fca in Cina (ma anche di Toyota e Honda). E proprio quest'ultimo nome, quello di Gac, peraltro unico costruttore cinese presente in gennaio all'Auto Show di Detroit, era emerso lo scorso anno attraverso l'indiscrezione, riportata dal Giornale, il 18 maggio, come interessato al Lingotto. Anche in tale occasione il titolo Fca fece un balzo, per poi ripiegare a causa della smentita arrivata dalla Cina. Un chiaro segnale, però, che la pista cinese cominciava a delinearsi. E ora il tema (Gac inclusa: produce per conto di Fca i veicoli Jeep Renegade e Compass) torna prepotentemente alla ribalta.

Le ipotesi circolate puntano su una vendita che probabilmente coinvolgerebbe le marche americane del gruppo (Jeep, Ram, Chrysler e Dodge) compreso quello torinese Fiat (ben radicato in America Latina), mentre i brand premium Maserati e Alfa Romeo resterebbero, come Ferrari, a massimizzare i rendimenti per Exor (+4,2% a 52,10 euro ieri a Milano), la holding controllata dalla famiglia Agnelli.

Da tempo le aziende cinesi sono sotto pressione governativa per espandersi fuori dal Paese acquisendo società straniere. E Fca, in proposito, può essere un obiettivo su misura, visto che l'ad Marchionne è concentrato a rendere il gruppo attraente in vista di una cessione del controllo, trasformando anche l'impronta produttiva della società (lo si capirà dopo l'Investor day del 2018). Fca, alla fine dell'esercizio 2018 e secondo gli obiettivi presentati dell'ad Marchionne, avrà tutti i conti in ordine, a partire dall'azzeramento del debito. Ufficialmente pronta, quindi, per chi volesse farsi avanti, a meno di accelerazioni improvvise. «Il messaggio da cogliere da questo tentativo di scalata di matrice cinese - commenta l'ad di Assiteca Sim, Roberto Russo - è uno: Fca oggi è il gruppo automobilistico più attraente al mondo sotto il profilo della qualità del business, della diversificazione geografica e, cosa altrettanto importante, per il forte sconto tra prezzo di mercato e corrispondente valore intrinseco.

Lo sviluppo del piano industriale e l'enorme potenziale, in termini di valore estraibile da eventuali spin-off dei marchi di fascia alta, rappresentano la garanzia per un futuro importante apprezzamento del titolo Fca, di cui confermo il target price, a due anni, non inferiore a 18 euro per azione».

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