Economia

I fondi che hanno battuto la tempesta

Da inizio anno sprint dei prodotti legati all'oro (+30%). Ora puntare su obbligazionari e alte cedole

I fondi che hanno battuto la tempesta

I primi due mesi del 2016 sono stati per le Borse tra i peggiori degli ultimi 40 anni. L'indice Msci world, che riflette l'andamento dei 5mila titoli azionari più importanti al mondo, ha ceduto il 9% (con un minimo del -15% l'11 febbraio), l'indice Stoxx 600 delle Borse europee è arretrato del 12,4% e il Ftsemib di Piazza Affari del 21,9%. La violenta volatilità, ovvero le oscillazioni dei prezzi, ha messo sotto pressione anche le obbligazioni. Il risparmio gestito ha pagato dazio (l'indice dei fondi azionari segna un -12%, quello dei bilanciati -5% e quello degli obbligazionari -1%), ma c'è stata qualche eccezione: i fondi governativi (sia quelli internazionali sia quelli area euro a medio lungo termine), i fondi obbligazionari specializzati sui bond legati all'inflazione Usa e gli obbligazionari Paesi emergenti in valuta locale che hanno guadagnato fino al 2,5%. Cui si aggiunge l'exploit dei fondi azionari che investono sulle società che estraggono oro: +29,4 percento. Questi ultimi hanno beneficiato del forte recupero dei titoli del settore e del rialzo dell'oro da inizio anno (+15%). Si tratta di titoli che dal 2014 avevano ceduto tra il 50% e l'80% del valore e che, davanti all'imprevisto rialzo del metallo giallo, sono stati riconsiderati dai grandi investitori; potrebbero però perdere nuovamente quota non appena scenderà la febbre dell'oro.Come bisogna comportarsi allora in Borsa nei prossimi mesi e quali categorie di fondi potrebbero risultare vincenti? Fino al 10 marzo, quando la Bce di Mario Draghi dovrebbe varare il super-quantitative easing, si navigherà a vista in mercati molto nervosi. Dopo il consiglio degli esperti è diversificare il proprio portafoglio su fondi governativi americani ed europei, corporate bond di alta qualità, titoli legati all'inflazione e ad alto rendimento (high yield).Secondo Goldman Sachs è infatti probabile che le Borse faticheranno a prendere una direzione precisa per altri 3-6 mesi, a meno che non si verifichino tre condizioni. La prima è la stabilizzazione del petrolio, perché ridurrebbe le vendite decise dai fondi sovrani dei Paesi produttori per tappare i buchi di bilancio creati dalle minori entrate garantite dal barile. Il secondo è il miglioramento della crescita globale (segnali meno negativi provenienti dalla Cina e dati più solidi negli Usa e in Europa). Il terzo pilastro è un ritorno dell'inflazione attesa nel medio termine. Ecco perché, in assegna di queste tre condizioni, sono da preferire i titoli di stato europei, e americani (soprattutto quelli oltre i 10 anni che dovrebbero soffrire meno le probabili manovre sui tassi della Federal Reserve) e i titoli obbligazionari societari di alta qualità. Inoltre, dal momento che l'inflazione attesa per i prossimi anni è bassa, sono interessanti i titoli legati al costo della vita: soprattutto quelli americani, ma anche quelli del Regno Unito e del resto d'Europa). Quanto agli high yield, le obbligazioni emesse dalle società meno solide ma che pagano cedole molto generose, basti pensare che attualmente quelle Usa riconoscono un rendimento del 9,2% mentre quelle europei pagano interessi annui pari al 6%. In uno scenario nel quale la Bce continuerà a comperare titoli obbligazionari euro almeno fino a marzo 2017 contribuendo a tenere i tassi a zero, titoli con tali rendimenti sono piuttosto attraenti: non bisogna esagerare ma una quota in portafoglio ci sta.

Se poi ci fosse una ulteriore correzione delle Borse del 15-20%, oppure uno dei tre fattori visti in precedenza si materializzasse, allora gli investimenti da preferire sarebbero, nell'ordine: fondi azionari, fondi bilanciati e high yield.

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