Economia

I francesi si bevono tutta Parmalat

Lactalis offre 2,8 euro. Ma c'è lo scoglio «minoranze»

I francesi si bevono tutta Parmalat

Parmalat si prepara a scomparire dai radar di Piazza Affari. La francese Lactalis - tramite la controllata Sofil, la società transalpina di proprietà della famiglia Besnier - ha deciso di lanciare un'offerta di pubblico acquisto sul 12,26% della società (i francesi hanno già l'87,74%) a 2,8 euro per azione. E l'operazione, attesa dal mercato dopo i numerosi piccoli acquisti azionari fatti dai francesi negli ultimi mesi, è finalizzata al delisting del titolo dalla Borsa.

In soldoni, quindi, non solo i francesi non pubblicheranno più le trimestrali come deciso pochi giorni fa sulla base della nuova direttiva europea, ma ora potranno fare a meno anche di rendere noto il bilancio annuale di Collecchio. Un modus operandi già caro alla famiglia Besnier con Lactalis. Secondo i francesi, comunque, la volontà è quella di «continuare a sostenere la crescita dell'emittente per dotarla di una nuova dinamica, che potrà essere più facilmente ed efficacemente conseguita nel lungo periodo senza far ricorso al mercato azionario». Con l'Opa - prosegue il comunicato - Lactalis «intende offrire agli azionisti di Parmalat un'opportunità di disinvestimento da un titolo il cui andamento è stato caratterizzato da un esiguo volume medio giornaliero di scambi, a fronte del limitato flottante». Opportunità che riguarda 287,3 milioni di titoli, compresi gli oltre a 52,85 milioni di azioni destinate ai creditori di Collecchio e i 7,03 milioni di azioni a servizio dei warrant e che - a 2,8 euro ad azione - si traduce in un premio dell'8,5% sul prezzo di venerdì e del 15% sulla media dei tre mesi.

Nonostante ciò, è proprio sul prezzo che si gioca tutta l'Opa. Su questo fronte, si potrebbero aprire infatti presto diverse questioni in particolare con le minoranze che, sin dal 2011, sono entrate in conflitto con il socio di maggioranza. I piccoli azionisti hanno sempre accusato i francesi di una governance irrispettosa dei diritti delle minoranze, «opaca e non market friendly», stando alle accuse ripetute ancora quest'anno in assemblea dal rappresentante di Amber Fund. Proprio Amber, che secondo le ultime indiscrezioni raccolte da il Giornale avrebbe accresciuto la propria quota in Parmalat sopra il 3% (dal 2,5%), potrebbe fare da ago della bilancia.

Pur «apprezzando l'iniziativa» anche i piccoli azionisti di «Azione Parmalat» si dicono «perplessi sul prezzo offerto» e hanno raccomandato ai propri associati di attendere fino all'ultimo per aderire all'Opa, una volta presa visione dei prospetti obbligatori e della fairness opinion. Sulla base delle prime reazioni, dunque, seppur sembra difficile che i francesi non riescano a portare a casa l'Opa, le minoranze (come in Ansaldo) potrebbero mettersi di traverso.

Sull'offerta resta poi l'incognita relativa alla causa che vede Collecchio contrapposta a Citibank per vicende risalenti al crack del gruppo italiano. Citibank avrebbe diritto a ottenere da Parmalat 431 milioni di dollari in azioni. Dal punto di vista giudiziario il tema sarebbe ancora aperto essendoci un ricorso pendente in Cassazione, ma in passato aveva sempre scoraggiato eventuali delisting. «Se Lactalis ha deciso di rompere gli indugi è probabile che in questi mesi ci sia stato un accordo con Citibank, ma il fatto che non sia stato reso noto rileva un azionista di minoranza è una grave mancanza di trasparenza».

Scommettendo su una nuova battaglia in casa Parmalat ieri il titolo si è posizionato sopra il prezzo d'Opa chiudendo a 2,83 (+10,12%).

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