Economia

I governatori della Fed divisi su rialzo dei tassi e inflazione

Ancora da sciogliere il nodo sui tagli del bilancio

La Federal Reserve mantiene aperta la porta in una delle «prossime» riunioni a una riduzione del proprio bilancio - al momento stabile a 4.500 miliardi di dollari - ma mostra anche qualche segno di preoccupazione per una inflazione che potrebbe rimanere al di sotto del 2% «per più di quanto attualmente previsto». Timori che impattano anche sulla tempistica relativa al prossimo rialzo dei tassi e che emergono con chiarezza dalle minute della riunione dello scorso luglio del Fomc (il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa), pubblicate nella serata di ieri. Da tempo, peraltro, non c'è identità di vedute fra i componenti del board dell'istituto guidato da Janer Yellen. Il mese scorso il costo del denaro era rimasto invariato tra l'1 e l'1,25%, ma la Fed aveva dichiarato di aver intenzione di procedere con la terza stretta del 2017 entro la fine dell'anno.

Il deludente andamento dell'inflazione in luglio (+0,1%) aveva però convinto il mercato che l'opzione di un giro di vite in settembre sarebbe stata accantonata. Anche perché il mese prossimo dovrebbe essere avviato il processo di normalizzazioe del bilancio, gonfiato negli anni della crisi dall'acquisto di Treasury e bond ipotecari. D'altra parte, sostengono le colombe della Fed nelle minute dell'ultimo summit, con i prezzi al consumo al palo la banca centrale «può permettersi il lusso di essere paziente» in materia di tassi. William Dudley, presidente della Fed New York, aveva già sottolineato qualche giorno fa come il dato sull'inflazione potrebbe non raggiungere l'obiettivo di crescita annua del 2% (non centrato da anni) per 6-10 mesi alla luce dei deboli dati recenti. Secondo lui, un mercato del lavoro dove per i datori di lavoro diventa più difficile trovare personale specializzato e un dollaro debole aiuteranno a spingere l'inflazione verso l'alto. Per i falchi c'è invece il rischio che - a fronte di un mercato del lavoro in forte crescita e di prezzi dell'azionario vicini ai record - l'inflazione balzi improvvisamente sopra il target di crescita annua del 2%. «Costerebbe molto invertire» un tale trend, si legge nel documento.

Insomma: sulle prossime mosse le carte restano coperte.

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