I lapilli di Pompeo

I presidi-manager? Dietro la lavagna

I presidi-manager? Dietro la lavagna

Fino a ieri ai presidi delle scuole statali si dava la possibilità di scegliere per le proprie scuole gli insegnanti secondo categorie di merito, per assicurare all'utenza un servizio educativo e formativo migliore. Il nuovo governo ha cancellato lo strumento della chiamata diretta. Il ministro Bussetti ha firmato l'accordo con le sigle sindacali che prevede che il personale insegnante venga assegnato alla scuola dall'Ufficio scolastico territoriale in base ad anzianità e graduatorie. Trionfo dei sindacati e della mentalità centralista-statalista. Si torna all'arruolamento in nome di un'astratta oggettività, svilendo la figura del preside manager. E si impoverisce la qualità dell'offerta. Ogni scuola è un'azienda che si dà precisi obiettivi didattico progettuali da raggiungere e per farlo necessita di coerenti profili professionali. La chiamata diretta rispondeva a tale esigenza. Il preside si assumeva la responsabilità di reclutare la figura professionale più idonea a ricoprire il ruolo. Chi meglio del preside manager conosce la propria azienda scuola? Che punta ad acquisire i servigi di insegnanti all'altezza per aumentare le performance educative e formative. Ma siccome nella scuola statale la mentalità vetero-sindacalista è dura a morire, ecco che si è presa la rivincita. Ancora una volta il merito non viene premiato, a farne le spese in primo luogo gli studenti. E poi le famiglie, gli insegnanti capaci, i presidi illuminati. Insomma, l'azienda-scuola nel suo complesso. Finché l'istruzione sarà sotto schiaffo di sindacati, burocrazia e politica statalista la bocciatura è inevitabile. Non mi stupisco affatto. Questo è il Paese dove ancora viene penalizzata la scuola non statale, quella privata, che pure svolge un servizio pubblico. Lo statalismo affossa qualsiasi sevizio. Diventa drammatico quando riguarda la scuola. Un errore da matita blu!

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