Economia

I sindacati Fca lanciano l'allarme lavoro

«Del calo delle vendite soffrono 5 fabbriche su 7. Ecotassa? Crimine contro l'occupazione»

I sindacati Fca lanciano l'allarme lavoro

Produzione di automobili tornata sotto quota 1 milione (non accadeva dal 2016); aumento dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali (pesano tra il 12 e il 15% della forza lavoro rispetto a poco più dell'8% del 2017); carenza di nuovi modelli e pensionamento di altri (Fiat Punto e Alfa Romeo MiTo) che hanno portato in «sofferenza» cinque stabilimenti su sette in Italia.

Il punto della situazione su Fca, a chiusura di un anno segnato dalla scomparsa di Sergio Marchionne, lo ha fatto il sindacato Fim-Cisl, allarmato anche dai contraccolpi sulla produzione del gruppo a causa dall'ecotassa in vigore l'1 marzo. La situazione di stallo in cui è entrata Fca, in attesa delle prime novità in arrivo dal 2020, unita ai provvedimenti del governo che andranno a colpire una quindicina di modelli che nascono in Italia, preoccupa il sindacato.

Nel 2018, le vendite in Italia hanno sfiorato le 500mila unità (-10,4%) e le auto prodotte sono state 964.933 (-6,8%). Il dato comprende anche i veicoli commerciali (297.007) realizzati ad Atessa (Chieti), impianto che ha chiuso l'anno con un +1,7 per cento.

Senza il contributo dei furgoni, la perdita relativa alla produzione sarebbe più pesante (-10,2%, ovvero 667.526 auto uscite dalle fabbriche del Paese). A portare il segno positivo, oltre ad Atessa, è Melfi, (+2,8%, grazie a Jeep Renegade e Fiat 500X, e nonostante lo stop alla linea Punto. Meno veicoli sono invece usciti da Mirafiori (-40,3%), Maserati Grugliasco (-32,4%), Maserati Modena (-52%), Cassino (-26,7%) e Pomigliano d'Arco (-10,2%).

«Dopo 5 anni di continua crescita - commenta Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl - si riscontra una prima flessione nei volumi produttivi che investe gran parte degli stabilimenti. Il ricorso agli ammortizzatori, inoltre, sta interessando anche gli impianti di Termoli, Pratola Serra e Cento, specializzati in motori e cambi. La stima per il 2019 è di una situazione ancora di difficoltà sui volumi e sugli ammortizzatori». Il 28 novembre scorso, l'ad di Fca, Mike Manley, e il responsabile per l'Europa, Pietro Gorlier, avevano presentato il piano di sviluppo del sistema produttivo italiano per un investimento di 5 miliardi. Risorse che già vengono impiegate allo scopo di adattare le linee delle fabbriche ai nuovi modelli e alle motorizzazioni elettrificate. Il sindacato, in proposito, resta però in attesa che Gorlier si pronunci sulla minaccia di revisione degli investimenti dopo che il governo ha voluto applicare l'ecotassa sull'acquisto delle vetture che emettono più di 160 grammi/km di CO2. «Questa tassa - sottolinea Uliano - è un crimine verso l'occupazione del settore; se Fca dovesse rivedere il piano, il governo italiano sarà chiamato a rispondere di fronte ai lavoratori e la nostra reazione sarà forte e determinata». Il progetto di sviluppo al 2021, illustrato ai sindacati, prevede 13 modelli tra novità e restyling, oltre ai motori elettrificati (ibridi e 100% elettrici), grazie ai quali l'obiettivo è di raggiungere la piena occupazione. Il gruppo continuerà anche a puntare sul diesel.

Pomigliano affiancherà alla Panda (anche ibrida) il Suv compatto di Alfa Romeo, e Cassino ospiterà quello di Maserati; Melfi aggiungerà, a Renegade e 500X, la Jeep Compass; Mirafiori sfornerà la Fiat 500 elettrica, oltre al rinnovamento, in chiave ibrida, di Maserati Levante, mentre Modena si occuperà di «specialty premium» elettriche.

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