Economia

I soci Fonsai pronti a chiedere i risarcimenti

Un manipolo di soci Fonsai si prepara a chiedere i danni alla «grande Unipol» di Carlo Cimbri, magari per mezzo di una class action. La guerra è puntata sul dividendo e quindi sul valore di un particolare tipo di azioni della vecchia Fonsai: i titoli di risparmio «categoria A», quelli con maggiori diritti patrimoniali. Con possibili ripercussioni anche sui concambi fissati per la fusione.
In pratica si tratta di azioni con la «memoria», che devono recuperare le cedole saltate negli ultimi due anni di magra. Una variabile pesante visto che, calcola un analista, sarebbe sufficiente sommare al dividendo minimo previsto dallo statuto per le azioni di «categoria A» (6,5 euro) un chip e attualizzarlo per ottenere un valore potenziale intorno ai 140 euro contro gli 86 cui passavano ieri di mano in Borsa. Da qui la battaglia che si combatterà il 23 marzo, quando Fonsai ha chiamato a raccolta questi speciali azionisti su richiesta del loro rappresentante comune: il legale Dario Trevisan. L'assise, che potrebbe slittare al lunedì o al martedì successivo, analizzerà, per un'eventuale impugnativa, le condizioni dell'avvenuto aumento di capitale da 1,1 miliardi di Fonsai con cui Unipol la scorsa estate ha ricevuto le chiavi di «casa Ligresti». L'operazione ha visto la cancellazione del valore nominale delle azioni ordinarie e di risparmio, oltre al loro raggruppamento.
La scorsa settimana Fonsai ha fornito l'interpretazione autentica sulle modalità per calcolare il «cedolone», ma i dissenzienti lamentano una disparità di trattamento tra i titoli di «classe A», quelli di «classe B» e gli ordinari. L'obiettivo è ottenere lo split dei titoli categoria A» (uno a 177), così da livellarne il trattamento con la «categoria B»: questi non hanno la «memoria» sul dividendo arretrato ma neppure corrono il rischio di restare incollati al minimo di 6,5 euro, come invece sembra lasciar trasparire il documento Fonsai per quelli di «categoria A» sebbene non ci sia alcun cap esplicito.

Tutto dipende dall'assemblea del 23 marzo: gli scontenti potranno comunque passare ai fatti anche laddove la mozione fosse bocciata.

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