Economia

Iccrea sulle venete: le Bcc si spaccano

Il credito coop in gioco con Intesa, Unipol e Bnp. Ma la sostenibilità è da dimostrare

Iccrea sulle venete: le Bcc si spaccano

Sono 162 le banche di credito cooperativo che hanno aderito al progetto di aggregazione avviato da Iccrea Banca e che potrebbero contendere a un colosso come Intesa Sanpaolo le attività ancora in salute delle due banche venete (la cosiddetta «good bank» contrapposta alla «bad bank»», veicolo destinato a raccogliere i crediti incagliati) a un prezzo simbolico o poco più. Ma non tutte sarebbero felici dell'operazione prospettata, da un alto la costituzione del polo di credito cooperativo è ancora in corso e, dall'altro, il profilo di redditività legato a un'operazione che replicherebbe «lo schema Banca Etruria» è ancora tutto da dimostrare.

In ogni caso mentre alcune big del credito, come Unicredit (disponibile ma solo a una soluzione «di sistema»), sembrano essersi sfilate dalla partita su Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, Iccrea, avrebbe chiesto l'accesso ai dati dei due istituti per poter formulare, a stretto giro, una offerta. I contendenti per sportelli, attivi e dipendenti delle banche venete sarebbero, al momento, Intesa, Unipol, Bnp Paribas e, appunto, Iccrea.

Mentre tuttavia della Ca' de Sass e degli altri protagonisti si sa se non tutto, molto, Iccrea e Giulio Magagni, suo presidente sin dal 2003, hanno finora tenuto profilo rasoterra. Eppure si tratta di un polo bancario che, una volta concluso il processo di aggregazione delle Bcc territoriali in corso e che risponde alla riforma del credito cooperativo varata da Matteo Renzi (legge 49/2016), è destinato a diventare il quinto nel Paese per attivi. Il polo «romano centrico» e contrapposto alla rivale Cassa Centrale che ha la sua sede a Trento, si proporne di arrivare a detenere tutte le necessarie autorizzazioni (Bankitalia e Bce) entro un anno. «Nell'estate del 2018 saremo il terzo gruppo italiano per sportelli subito dopo intesa Sanpaolo e Unicredit» ha precisato lo stesso Magagni, presentando l'avanzamento del gruppo nell'ambito delle riforma delle Bcc.

Ad oggi il polo presieduto dal banchiere bolognese, già numero uno di Emil Banca e vicino agli ambienti della FederCasse, fanno capo 10,5 miliardi di fondi propri, 125,7 miliardi di attivi, più di 20mila impiegati e 2593 sportelli di cui 367 in Veneto che portano in dote 1,3 miliardi di fondi propri e 16,5 miliardi di attivi. Quanto alla solidità patrimoniale, l'ultimo dato disponibile, vede il ratio patrimoniale (Cet 1) di Iccrea fermo, al 12,45% rispetto al 12,8% di Intesa Sanpaolo che tuttavia, secondo glia analisti, potrebbe registrare un taglio di dieci punti base in caso di acquisto della sola «good bank». Maggiori dettagli sul bilancio e sulla solidità patrimoniale di Iccrea, il dato maggiormente sensibile in vista della possibile mastodontica acquisizione (fino a anche 40 miliardi di crediti) è prevedibile che siano forniti nel corso dell'assemblea di bilancio del gruppo delì 23 giugno.

Il matrimonio tra i due istituti veneti e il polo cooperativo rafforzerebbe, la presa di Iccrea sul il Nord Est. Non solo. Le nozze passerebbero dalla condivisione dei valori, quanto meno di quelli teorici vantati dalle due realtà: dall'attenzione al territorio il principio associativo fino allo spirito mutualistico. Certo per Iccrea così come per gli altri protagonisti la sostenibilità finanziaria di una simile operazione è tutta da dimostrare.

E la strada è in salita.

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