Economia

Età flessibile per le pensioni: ecco il calcolo di quanto avremo

Il presidente dell'Inps Boeri lancia l'operazione "busta arancione". E annuncia: "Pensioni in anticipo ma più leggere"

Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps
Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps

"La qualità dei servizi si può migliorare con una forma organizzativa più efficiente". A breve il presidente dell'Inps, Tito Boeri, farà partire l'operazione "busta arancione". Una definizione in realtà superata perché l'istituto di previdenza manderà la lettera col conto contributivo e la stima della pensione solo a quei lavoratori che ancora non hanno una connessione Internet. "Per gli altri - fa sapere in una intervista al Corriere della Sera - ci sarà un pin col quale accedere attraverso il sito Inps al proprio conto e simulare la pensione futura, secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell’economia".

Entro la fine del 2015 l'Inps conta di dare a tutti i lavoratori dipendenti privati la possibilità di sapere con esattezza quanto prenderanno di pensione. Per quelli pubblici ci vuole più tempo perché è più difficile ricostruire i versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere possibile anche per i parasubordinati. "Non ci faremo fermare da condizionamenti di natura politica - assicura Boeri - è necessario che i lavoratori siano consapevoli della loro situazione contributiva e di quali saranno presumibilmente le loro pensioni così da poter pianificare il futuro. Le banche dati sono un bene pubblico". L'Inps, insomma, dovrebbe andare incontro a una stagione di cambiamenti. A partire dal taglio delle direzioni centrali che per Boeri sono troppe: "Così la situazione è difficilmente gestibile. Valorizzeremo chi merita, senza guardare alla tessera sindacale". Poi, gomito a gomito col governo e il presidente dell'Inail, verrà riformata la governance.

Il bilancio 2015 dell’Inps prevede un deficit di 6,7 miliardi, dovuto ancora all’eredità della gestione Inpdap. Un buco che non spaventa Boeri. "È chiaro che se in passato lo Stato non pagava i contributi dei suoi dipendenti perché si trattava di una partita di giro, questo ancora pesa sul bilancio, ma lo squilibrio verrà gradualmente riassorbito - assicura - il tema vero è quello delle spese assistenziali che devono per forza di cose ricadere sulla fiscalità generale e sulle quali va fatta una riflessione, anche per affrontare l’aumento della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpito di più le fasce d’età prima del pensionamento". Cioè anche chi resta senza lavoro in età anziana ma è ancora lontano dalla pensione. "Questo problema - continua il numero uno dell'Inps - può essere affrontato soprattutto dal lato degli ammortizzatori sociali". Finora il tema degli esodati è stato affrontato con sei decreti di salvaguardia che prevedono una spesa di 12 miliardi. "Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche - continua - prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità". Il ché si traduce in un'uscita anticipata dal lavoro, ma con pensioni più leggere.

Per farlo, però, il governo avrà bisogno del via libera della Commissione europea.

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