Economia

Come investire con l'Italia in serie B

Dai bond si può strappare il 4% e con le azioni si punta al 10%. Il rifugio del dollaro

Come investire con l'Italia in serie B

La canadese Dbrs ha abbassato pochi giorni fa il rating del debito pubblico italiano portandolo dalla classe «A» alla classe «BBB». L'Italia ha perduto così l'ultimo voto «A», dopo il declassamento nel settembre 2011 da parte di Standard & Poor's, quello di Fitch (gennaio 2012) e quello di Moody's (febbraio 2012). Vediamo allora quali possono essere le ricadute della bocciatura di Dbrs per i piccoli risparmiatori, che hanno puntato su azioni, obbligazioni, Titoli di Stato e valute. Senza dimenticare che la settimana che inizia oggi è già di per sestessa delicata, perché caratterizzata dall'insediamento venerdì di Donald Trump alla Casa Bianca e dal simposio di Davos, oltre che da dati macroeconomici di rilievo. Si inizia oggi con il world economic outlook del Fondo Monetario Internazionale, quindi domani le immatricolazioni in Europa, mentre mercoledì e giovedì prenderanno la parola il numero uno della Fed, Janet Yellen e quello della Bce, Mario Draghi.

BOT E BTP PROTETTI DALLA BCE MA ATTENZIONE ALLA FED

I Titoli di Stato italiani non dovrebbero accusare grandi impatti dal declassamento di Dbrs. Il qantitative easing della Bce, che sarà da 80 miliardi al mese fino a marzo per poi scendere a 60 miliardi fino a dicembre, sosterrà il mercato dei bond difendendolo da eventuali attacchi speculativi. A incidere sui rendimenti e sui prezzi dei governativi italiani potrebbero tuttavia essere due fattori: l'inflazione e le mosse della Federal Reserve americana. Se l'inflazione, che a dicembre nella zona euro è salita all'1,1% (dallo 0,6% di novembre) e che in Germania ha toccato il massimo (1,7%) dal 2013, continuasse a salire, è probabile che Berlino faccia pressione sul direttivo Bce per ridurre il Qe con inevitabili impatti negativi sui Titoli di Stato italiani. Allo stesso tempo, se la Fed aumentasse i tassi di interesse Usa più delle due volte attualmente ipotizzate dagli analisti, i maggiori rendimenti offerti dai governativi americani in aggiunta al dollaro - che si rivaluterebbe ancora di più rispetto all'euro - attrarrebbero una parte dei flussi di investimento destinati al debito in euro. E quindi anche a quello italiano. Per cautelarsi da questo doppio fattore negativo potenziale si può investire una quota (10%) in un buon fondo inflation linked i cui rendimenti sono direttamente collegati all'inflazione.

OBBLIGAZIONI SOCIETARIE, PUNTARE SUGLI «HIGH YIELD»

Anche le obbligazioni societarie di alta qualità (quelle con rating investment grade) non finanziarie continueranno a beneficiare dell'ombrello protettivo della Bce. Si potrebbe, invece, presentare un allargamento degli spread dei titoli high yield rispetto ai Titoli di Stato. Tenendo conto che attualmente il rendimento medio dei titoli high yield euro è intorno al 4%, un eventuale aumento dello spread rappresenterebbe un'occasione di acquisto per gli investitori alla ricerca di reddito. Sono consigliati i titoli con scadenze comprese tra 1 e 5 anni in modo da risultare poco esposti al rialzo dei tassi obbligazionari. La raccomandazione è però di evitare il pericoloso fai-da-te e di affidarsi a un buon fondo high yield euro che consente, anche con poche migliaia di euro, di garantirsi un'ampia diversificazione di portafoglio.

AZIONI A CORTO DI «BENZINA»: OCCHIO AI PROFITTI

Le Borse, dopo il rally successivo alla vittoria di Trump, si stanno muovendo in modo «laterale». D'ora in poi, infatti, conterà essenzialmente la crescita degli utili. Sia negli Stati Uniti sia in Europa le stime vedono un aumento dei profitti aziendali tra il 10 e il 12%: secondo gli analisti più prudenti sarebbe già un successo un incremento del 6- 7%. E questa dovrebbe essere anche la perfomance 2017 dei principali indici azionari, a cui va aggiunto un 3-4% di dividendo per i listini europei e quello italiano. Il nostro settore bancario, tuttavia, potrebbe soffrire il declassamento di Dbrs. Agli istituti di credito italiani costerà infatti leggermente di più, rispetto a venerdì, richiedere prestiti alla Banca centrale europea, che applica una trattenuta sui titoli in garanzia (Bot e Btp) in funzione del rating del Paese che emette i titoli di Stato.

UN PIZZICO IN PIÙ DI DOLLARO ALLA LARGA DAL RENMINBI

Resta valida la raccomandazione di mantenere una diversificazione valutaria in portafoglio di almeno il 30%, ripartita per la metà (15%) in dollari americani e il resto frazionato in yen, franchi svizzeri, dollari australiani, corone norvegesi e valute emergenti (tramite un Etf monetario). Se si ha un'esposizione al biglietto verde in linea con questa percentuale si può stare fermi, se inferiori si può incrementarla un po'. Secondo alcuni analisti, una piccola scommessa (5%) potrebbe poi valerla la sterlina inglese, che dopo un 2016 da dimenticare (-15% sull'euro) potrebbe recuperare. Da evitare invece il renminbi cinese che rischia una ulteriore svalutazione del 5% sul dollaro.

IL 5% DI ORO FARÀ DA «POLIZZA» ALLE ELEZIONI IN FRANCIA

È bene infine investire un 5% del portafoglio in Etf specializzati in oro. In aprile-maggio ci saranno le elezioni presidenziali francesi e in settembre quelle tedesche, non mancheranno quindi nuovi momenti di alta volatilità nelle Borse (quelle europei in particolare). Che indurranno gli investitori a tornare ai beni rifugio, come l'oro.

In ogni caso, avere un po' do metallo giallo dovrebbe essere una scelta strutturale, come una sorta di «polizza» per difendere il portafoglio dalle tempeste: nei primi due mesi del 2016, mentre le Borse mondiali perdevano il 10%, l'oro avanzava del 16 percento.

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