Economia

Gli ispettori della Bce tornano al Banco

Francoforte, cui spetta il via libera alla fusione con Bpm, potrebbe chiedere altri sforzi

Massimo Restelli

Gli ispettori della Bce sono tornati a fare visita al Banco Popolare, che mentre lancia l'aumento di capitale da 1 miliardo necessario a sposarsi con Popolare Milano, ammette di non poter escludere che Francoforte, cui spetta il via libera definitivo alla fusione, chieda ulteriori sforzi. L'avviso compare tra i «fattori di rischio» del prospetto informativo, approvato dalla Consob, della ricapitalizzazione. Del miliardo raccolto, al Banco di Pier Francesco Saviotti arriveranno però solo 960 milioni circa, perché i restanti 40 finiranno in costi, a partire dalle commissioni per il consorzio del garanzia composto da Mediobanca e Merrill Lynch.

Nelle 65 pagine del prospetto, l'istituto veronese specifica che la missione degli sceriffi europei, iniziata il 16 maggio, è focalizzata a vagliare «la gestione dei rischi di credito, il sistema di controllo dei rischi e all'accuratezza delle modalità di calcolo della posizione patrimoniale». Il Banco è inoltre oggetto di controversie legali per quasi 3,5 miliardi di euro, a fronte delle quali ha accantonato 138,7 milioni: il petitum, a fine 2015, ammontava a 2,8 miliardi, a cui si aggiunge una richiesta da 0,7 miliardi arrivata nel mese di marzo dal gruppo Dimafin. Le pretese del Fisco verso l'istituto veronese ammontano invece a 406,4 milioni.

L'aumento, indispensabile per rafforzare il patrimonio e allineare la copertura delle sofferenze a quelle delle altre big nazionali, partirà lunedì al prezzo di 2,14 euro. Lo sconto sul «Terp», il prezzo teorico ex stacco del diritto d'opzione è del 29,3% (contro una attesa del mercato del 32%): i diritti, che lunedì in Borsa partiranno da un valore di 1,02 euro, saranno negoziabili fino al 16 giugno e consentiranno di sottoscrivere 9 azioni ogni 7 detenute. L'operazione terminerà il 22 giugno e chi non aderisce si diluirà fino al 56,25%. Ieri in Piazza Affari, il Banco ha chiuso in calo del 5,18% a 3,95 euro (la capitalizzazione è di soli 1,43 miliardi, -70% il dato da inizio anno).

La prossima settimana, staccato il diritto, si riparte da 2,93 euro.

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