Economia

«Lascio una Confedilizia forte Dovrà battere il fisco rapace»

Il presidente: «Oggi rappresentiamo la proprietà edilizia in tutta Italia. La battaglia su affitti e catasto deve continuare. Serve fiducia»

«Lascio una Confedilizia forte Dovrà battere il fisco rapace»

Avvocato Sforza Fogliani, lascia la presidenza di Confedilizia dopo 25 anni: perché ha preso questa decisione?

«Per amore di Confedilizia. Ho già i miei anni ed è necessario che arrivi una persona nuova che mantenga questa realtà, giunta a un ruolo unico tra tutte le associazioni, all'altezza della stima che si è conquistata. Ma naturalmente rimango innervato in Confedilizia: mi candiderò per il consiglio direttivo e continuerò a collaborare nella posizione che l'assemblea e i dirigenti vorranno».

Com'era al primo mandato?

«Ho trovato un'associazione già storica, unica da più di cento anni a rappresentare la proprietà immobiliare, senza distinguere tra investitori istituzionali, piccoli e grandi proprietari, perché la proprietà è una delle forme della libertà. Però non aveva né le dimensioni né l'autorevolezza attuale, e soffriva di una situazione debitoria da cui l'ho portata fuori. Oggi siamo un sistema nazionale con 27 organizzazioni: abbiamo una rappresentanza in tutti i capoluoghi e nei maggiori centri. E tutto è cominciato con la mia prima vittoria: i contratti di locazione liberi per gli emigrati che tornavano in Italia, che hanno rotto il tabu dell'equo canone».

Insomma, è stato il Marchionne della situazione.

« Si licet parva componere magnis... Abbiamo poi fatto l'accordo con i sindacati degli inquilini che ha costituito la base della legge sui patti in deroga. Ma per poterli applicare era necessario che ci fosse una presenza capillare di Confedilizia. Così ho girato l'Italia per mesi, per spiegare alle confederazioni locali che firmare un accordo con i sindacati degli inquilini non era una diminutio capitis ma il chiavistello per aprire la gabbia dell'equo canone: e così è stato. Poi, nel 1998, è arrivata la riforma degli affitti».

Missione compiuta, quindi?

«Non del tutto. Tra le locazioni commerciali, solo quelle da centinaia di migliaia di euro sono davvero liberalizzate: la riforma degli affitti dei piccoli negozi è ancora da fare. Come per il Catasto: abbiamo ottenuto molto nel 1992 quando il Tar ha annullato la revisione degli estimi basata sul valore e non sul reddito; il Tg l'ha data come prima notizia. Il governo ne ha fatto una legge, l'abbiamo portata alla Corte costituzionale: le rendite a valore non sono ammissibili, questa la sentenza, ma vanno considerate provvisorie in attesa della riforma fiscale. Ma in Italia il provvisorio diventa definitivo e quel Catasto è ancora in vigore».

E ora se la vedrà il nuovo presidente.

«Noi abbiamo ottenuto già risultati importanti, come l'inserimento obbligatorio dei rappresentanti della proprietà nelle commissioni censuarie. Anche grazie ai presidenti delle commissioni Finanze di Camera e Senato, Capezzone e Marino, che hanno ribaltato il testo, consentendo che anche i cittadini possano ricorrere contro le commissioni locali e non solo l'Agenzia delle Entrate. Ma il maggiore problema è la fiscalità perversa, che dal governo Monti in poi ha fatto subire ai proprietari di casa una perdita di valore di 2.000 miliardi: un furto legalizzato».

Come lei ha più volte denunciato.

«Vero: ma non sono riuscito a far capire ai politici e ai “maxieconomisti”- che non sono i grandi economisti, ma gli inventori delle “maximanovre” - che se la casa perde valore anche i consumi frenano: non a caso i Paesi che sono usciti dalla crisi hanno rilanciato l'immobiliare.

Il governo deve ridare agli italiani la fiducia».

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