Economia

L'auto cinese alla conquista d'Europa

Chery, sfumata anni fa un'intesa con Fiat, lancerà dalla Germania il suo assalto

Pierluigi Bonora

Al botto di Ferragosto (l'interesse di gruppi cinesi per Fca) poi smentito da tre delle quattro società citate da Automotive News (nessuna nota ufficiale per ora, da Great Wall, come invece hanno fatto Geely, Dongofeng e Gac), ne seguirà un altro a metà settembre. Dal Salone dell'auto di Francoforte, che si svolgerà dal 12 al 24 del mese prossimo, partirà infatti l'offensiva europea di un altro big cinese, Chery, lo stesso che nell'agosto del 2007 firmò una lettera d'intenti con l'allora Gruppo Fiat per la produzione nel grande Paese asiatico di modelli Alfa Romeo. Il progetto sarebbe dovuto partire nel 2009 ma, alla fine, sfumò.

Chery, comunque, continua ad avere un occhio di riguardo per l'Italia. Da anni è infatti partner della Dr di Massimo Di Risio, per conto della quale assembla i modelli che poi vengono rifiniti nella fabbrica molisana di Macchia d'Isernia. E sempre il nome di Chery era spuntato quando l'imprenditore Di Risio aveva tentato di rilevare l'ex impianto Fiat di Termini Imerese. Ora il colosso che ha sede a Wuhu, nella provincia di Anhui, parte all'attacco dell'Europa, con Di Risio sempre nel ruolo di referente per questo mercato (al momento non risultano progetti sul possibile utilizzo dell'impianto molisano). Chery anticipa che il suo biglietto da visita a Francoforte sarà il concept di un Suv «3.0», cioè dotato di intelligenza artificiale, in linea con quanto stanno sviluppando i costruttori occidentali. Per il futuro, Chery ha in cantiere solo motorizzazioni elettrificate. Il gruppo ha intenzione di radicarsi in Europa e, per questo, realizzerà un proprio centro di ricerca e sviluppo che si unirà a quelli di Wuhu, Shanghai e Pechino. Inoltre, non nasconde ambizioni anche per il mercato Usa.

«In pochi anni - promette il ceo Anning Chen - intendiamo proporre in Europa una gamma di modelli su più segmenti». Chery, il più importante esportatore cinese, ha venduto fuori dai confini nazionali più di 1,2 milioni di veicoli. Nel 2016 ha prodotto 700mila vetture (+28% rispetto al 2015), 100mila delle quali esportate. Conta quattro fabbriche in Cina in grado di produrre oltre un milione di veicoli, un milione di motori e 600mila trasmissioni. Per lo stile, la Casa si è rivolta, negli anni, al contributo di Bertone e Pininfarina. Anche Bosch è tra i partner. Negli ultimi 5 anni ha destinato ingenti risorse per costruire un centro che si occupa di emissioni ed efficienza. Ad appartenere a Chery è il marchio Qoros che ha già fatto capolino in alcuni Saloni europei. Resta da vedere se Chery, per il suo piano di espansione, farà tutto da sola o cercherà il sostegno di costruttori occidentali. La partita si preannuncia aperta.

A Francoforte, Salone che quest'anno presenterà molte defezioni (Fiat, Jeep, Alfa Romeo, Infiniti, Nissan, Mitsubishi, Peugeot, Ds, Volvo) ci sarà un'altra azienda cinese, Yanfeng Automotive Interiors. Sullo stand presenterà concept di abitacoli super tecnologici adatti alle future auto elettriche e a guida autonoma. Francoforte 2017 sarà dunque un Salone molto tedesco (viste le assenze), con la Opel per la prima volta a presentarsi sotto il tricolore francese (Psa Group, rappresentato da Citroën) e trampolino di lancio per la Cina. L'Italia, Lamborghini a parte, nel padiglione Audi, avrà come portabandiera la Ferrari (al debutto una nuova Gt V8) e la Maserati (Model Year 2018 per Ghibli, Levante, Quattroporte, GranCabrio e GranTurismo).

Campagna elettorale e possibili nuove sorprese sul Dieselgate faranno il resto.

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