Economia

Per l'auto ora è allarme rosso. Richieste urgenti al governo

Le vendite in caduta libera (-7%) minacciano il Pil. Fca -17% Il sistema chiede detraibilità di costi e un piano elettrico

Per l'auto ora è allarme rosso. Richieste urgenti al governo

Pil fermo, terzo trimestre a crescita zero per la produzione industriale e mercato dell'auto in sofferenza per il secondo mese consecutivo (-7,4%). In difficoltà è anche il canale business (vendite a società), importante traino del mercato, in flessione del 29,7%, seguito dal noleggio a breve (-15,8%) e lungo termine (-19,8%). In questo scenario, Fca segna, a ottobre, un nuovo calo (-16,7%) con la quota mercato che scivola al 23,6% dal 26,2% di un anno fa.

Il settore delle quattro ruote è tra i punti di forza dell'economia, ma sembra si faccia di tutto per deprimerlo, a partire dalla guerra al diesel e dalla mancanza di volontà, in questi anni, di creare le condizioni affinché il parco veicoli (37,6 milioni di unità, per oltre il 60% costituito da automezzi con omologazione da Euro 4 in giù) venga rinnovato. Un provvedimento che gioverebbe all'ambiente, alla sicurezza e di sicuro al Paese, tra gettito fiscale, produzione e clima di fiducia.

«Al posto di pensare a rinverdire il parco - puntualizza Michele Crisci, presidente di Unrae - i provvedimenti introdotti, tra loro scollegati e, in alcuni casi destinati più a demonizzare alcune motorizzazioni rispetto al più alto obiettivo ambientale, non fanno altro che generare incertezza nel consumatore. Occorre un piano per creare infrastrutture adeguato alle moderne tecnologie e un'armonizzazione degli interventi legati alla mobilità dei cittadini, nel rispetto del principio della neutralità tecnologica, l'unica via, nel breve periodo, in grado di soddisfare i limiti di emissione indicati dalle norme europee».

Ecco allora che Unrae, che rappresenta i costruttori esteri, insieme ad Anfia (filiera italiana) e Federauto (concessionari) ha preparato un documento interassociativo che indica al governo (sono giorni che il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, parla di impegni politici e industriali verso l'auto) una serie di possibili soluzioni. Tra queste, la detraibilità del costo di acquisto, un piano per dotare il Paese di una efficiente e capillare rete di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrificati e la creazione di una cabina di regia che si occupi di tutti questi problemi.

Se la situazione negativa dovesse consolidarsi, a farne le spese sarebbero prima di tutto le reti dei concessionari e i relativi posti di lavoro. Secondo Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, «la via attuale, fondata sulla criminalizzazione delle auto a gasolio (i motori Euro 6 hanno drasticamente abbattuto le emissioni sia di CO2 sia quelle nocive alla salute, particolato incluso-ndr), può portare solo a una crisi di sistema, con pesanti conseguenze sulla filiera automotive che, fino a oggi, è stata il driver della ripresa economica italiana, in particolare con le attività di produzione interna».

I firmatari del documento sottolineano, di fatto, la mancanza di una strategia nazionale per pianificare la transizione dal diesel all'elettrico e che tenga conto, alla luce dell'attuale assetto produttivo e distributivo, degli impatti sul tessuto economico-sociale del Paese.

In casa Fca, in attesa di conoscere il 29 novembre quale sarà il futuro produttivo in Italia, è sempre Jeep a resistere alle intemperie (+7,3%). Pesanti, invece, Alfa Romeo (-42,1%) e Fiat (-20,7%). «Anche in ottobre - commenta Pietro Gorlier, coo Emea - il mercato è stato parzialmente influenzato dalla nuova normativa Wltp, la procedura di omologazione dei veicoli.

In questo contesto è proseguita la strategia di Fca di privilegiare la qualità delle vendite».

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