Economia

L'auto in testacoda a marzo Ma Fca si salva grazie agli Usa

In Italia vendite in calo del 5,8%, ora si guarda alla produzione industriale. Lingotto bene in Borsa: +7%

L'auto in testacoda a marzo Ma Fca si salva grazie agli Usa

Per l'auto è un momento di riflessione, determinato prima dalla campagna elettorale e, successivamente, dalla crescente incertezza seguita all'esito del voto. A questo si aggiunge un rallentamento temporaneo della produzione nelle fabbriche italiane di Fiat Chrysler Automobiles, tra cassa integrazione e rinnovamento delle gamme, in vista del piano industriale che l'ad Sergio Marchionne presenterà il prossimo 1 giugno, all'Investor Day di Balocco (Vercelli).

Vero è, comunque, che se l'auto comincia a frenare (-10% la produzione domestica di sole vetture in gennaio), il contraccolpo per la produzione industriale (-1,9% nello stesso mese) è inevitabile, vista la centralità del settore per l'economia del Paese. Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor) lo definisce «un incidente di percorso in un processo di ripresa che dovrebbe continuare».

Intanto, il primo trimestre del 2018 ha visto le immatricolazioni di auto in Italia chiudere con un dato negativo: -1,6%. Nei tre mesi, il segno più ha riguardato solo gennaio (+3,36%), mentre febbraio e marzo hanno segnato cali, rispettivamente, dell'1,42% e del 5,8%. Guardando al mese da poco terminato, il risultato vede ancora una volta in sofferenza le vendite ai privati (-14,4%) a dispetto di quelle a società (+6,7%) e noleggi (+4,8%). «Siamo di fronte - sintetizza Adolfo De Stefani Cosentino, neopresidente dei concessionari di Federauto - alla più classica delle riduzioni di propensione agli acquisti legata al ciclo della politica». Ancora una volta, a metterci una pezza, sono stati gli ultimi tre giorni del mese grazie a un'infornata di 90.000 immatricolazioni, «visto che al 25 di marzo - puntualizza Federauto - le vendite segnavano un ritardo del 18,78 per cento».

Le altre cause della flessione sono da ricercare nel giorno lavorato in meno («vale intorno al 4,5% delle vendite mensili», ricorda il Centro studi Promotor); nella volontà di alcuni costruttori di ricorrere meno ai «Km 0», le auto-immatricolazioni da parte dei concessionari; «e la mancanza di omogeneità - come rileva Aurelio Nervo (Anfia) - nelle misure adottate da alcuni enti locali per affrontare l'emergenza smog». Senza dimenticare, sottolinea Nervo, «una ripresa economica, da inizio anno, più debole del previsto». Fca, in questo scenario, e in attesa di conoscere il suo futuro e il nome del successore di Marchionne, sorride solo per i risultati raccolti in marzo sul mercato nordamericano, il più importante per il gruppo. E quello sul quale si misura la Borsa, visto che il titolo Fca, sull'onda delle vendite in aumento, è schizzato del 7,3% a 17,71 euro. La crescita negli Usa, in marzo, è stata del 14% e ha segnato il record di immatricolazioni, con Jeep che accelera del 45%. Diversa la situazione in Italia, dove il dato per Fca è pesante (-12,8%) e risulta negativo anche nel trimestre (-2% con il 27,6% di quota mercato).

Bene i marchi Jeep (+76,7%) e Alfa Romeo (+17%); non altrettanto Fiat (-20,3%), Lancia (-36,6%) e Maserati (-23,8%).

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