Economia

L'economia Usa fa volare le Borse

L'economia Usa fa volare le Borse

Non capita spesso di vedere sui mercati una congiunzione finanziaria così favorevole, tale da mettere le ali alle Borse. Ieri è successo. La fiducia dei consumatori americani? In maggio, ai massimi dal 2008. I prezzi delle case negli Usa? Saliti di oltre il 10% su base annua, un picco che non si vedeva dal 2006, quando la crisi dei mutui subprime non era neppure all'orizzonte. E ancora: l'indice manifatturiero della Fed di Richmond, risalito a -2 punti in aprile dai -6 di marzo.
Insomma, tutti segnali che le lancette dell'economia a stelle e strisce cominciano davvero a ticchettare sull'ora della crescita, come peraltro confermato dalla decisione di Moody's di rivedere l'outlook sul sistema bancario statunitense da negativo a stabile. Anche se con il diradarsi delle nubi sull'economia degli States aumentano le probabilità che la Federal Reserve possa anticipare l'exit strategy dalle misure di stimolo, ieri nessuno si è spaventato. Anzi. I listini europei hanno chiuso in forte rialzo, con una punta del 2,10% toccata da Piazza Affari, la migliore grazie agli acquisti affluiti sui bancari (l'indice di categoria ha sfiorato un guadagno del 3%) e in virtù del maggiore ottimismo generato dall'ormai certa uscita dell'Italia dalla procedura d'infrazione per deficit eccessivo. Uno scenario positivo in una settimana clou per il Tesoro, nella cui agenda sono segnate emissioni di titoli di Stato per complessivi 18 miliardi di euro. L'asta con cui via XX Settembre ha collocato ieri mattina 2,5 miliardi di Ctz con rendimenti al minimo storico (1,113%) e il buon esito di quella dei Btpi (tassi all'1,83%) costituiscono un buon viatico in vista dei prossimi appuntamenti, così come l'ulteriore calo dello spread a quota 253. È probabile che dietro l'ondata di acquisti ci sia anche la mano delle banche Ue, che da marzo hanno ritirato dalle banche centrali riserve per un valore di circa 300 miliardi.
Al momento, inoltre, paiono rientrate le preoccupazioni sull'efficacia dell'Abenomics, e in particolare sulla capacità delle autorità monetarie di tenere sotto controllo le tensioni sui bond del Sol Levante. Il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, si è detto convinto che l'economia nipponica prosegue nel suo sentiero di ripresa, mentre i recenti scossoni sul mercato azionario, culminati col -7% di giovedì scorso, «non riflettono necessariamente i fondamentali economici». Parole che sembrano aver convinto gli investitori: dopo un inizio negativo, il Nikkei ha virato al rialzo fino a chiudere con un +1,2%, permettendo all'Europa di iniziare gli scambi con una buona intonazione. Il resto l'hanno fatto, appunto, gli ottimi dati macroeconomici Usa e la partenza sprint di Wall Street (+0,8% a un'ora dalla chiusura), corroborata dal pollice alto mostrato alle banche da Moody's. Nell'alzare l'outlook del settore, l'agenzia di rating ha tenuto conto che l'economia Usa crescerà tra l'1,5% e il 2,5% nel 2013-14, mentre la disoccupazione dovrebbe scendere verso il 7%. Due elementi positivi che «aiuteranno le banche a proteggere i loro bilanci, ora più solidi che nel recente passato», è il parere di Moody's.

Secondo la quale, «dopo un altro anno in cui hanno ridotto i costi del credito e hanno rinforzato la base patrimoniale, ora le banche americane sono posizionate meglio per far fronte a un futuro eventuale nuovo peggioramento dell'economia».

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