Economia

Leonardo vola negli Usa (in elicottero)

Si aggiudica una commessa miliardaria per fornire 84 apparecchi alla Us Air Force

Sofia Fraschini

Leonardo fa il suo esordio nel mercato degli elicotteri militari americani con una commessa da 2,4 miliardi di dollari. Un super contratto che potrebbe invertire la rotta ascendente di una divisione che, negli ultimi anni, è stata motivo di crisi e preoccupazione per il gruppo.

Il committente d'eccellenza è l'Us Air Force. E il colpo è di quelli che fanno la differenza sui conti di fine anno. L'ex Finmeccanica, in coppia con Boeing in qualità di capofila, porta a casa una maxi gara (la quota parte di Leonardo è di un miliardo di dollari) per fornire fino a 84 elicotteri che andranno a sostituire i vecchi Bell Huey, celebri per essere stati una delle icone della guerra del Vietnam: in particolare è stato scelto il modello MH-139, che si basa sull'AW139 di Leonardo, e i velivoli saranno destinati alla protezione delle basi dei missili balistici intercontinentali e al trasporto di personale governativo e delle forze speciali.

I mezzi, che saranno pronti dal 2021, verranno assemblati nello stabilimento Leonardo di Philadelphia, mentre altre componenti saranno integrate da Boeing, sempre in Pennsylvania. Il modello di base, l'AW139, viene considerato un gioiellino della difesa italiana: al momento ce ne sono oltre 900 in servizio e, di questi, 260, sono gli esemplari prodotti dallo stabilimento americano del gruppo. Una commessa che premia, dunque, la strategia di Leonardo di voler puntare Oltreoceano dove la società ha fatto investimenti per oltre 120 milioni di dollari. E dove, a breve, sarà di nuovo in gara per l'aeronautica militare nell'ambito del programma T-X, il fornitore di jet per addestratori: 350 aerei del valore compreso fra 7 e 16 miliardi di dollari.

«La scelta dell'MH-139 riconosce in Leonardo un partner forte, affidabile e in grado di assicurare un contributo industriale solido e costante negli Usa dove abbiamo diverse attività produttive» ha commentato l'ad Alessandro Profumo. A lui è stato affidato il compito di risollevare le sorti del gruppo dopo la cura Moretti, riuscita a metà. Il tallone d'Achille di piazza Montegrappa era, e resta, proprio la divisione elicotteri.

A causa di problemi di programmazione e di questioni tecniche, negli ultimi anni, le commesse «in volo» sono andate assottigliandosi. Una bomba che è esplosa con i conti del quarto trimestre 2017, i primi di novembre di un anno fa, causando il profit warning che ha innescato la caduta del titolo. Da allora Profumo ha presentato un nuovo piano e lavorato molto sul fronte internazionale portando a casa diversi contratti. Quello di ieri vale, per Banca Akros, «il 7,5% degli obiettivi 2018 (14 miliardi)» e opziona di fatto il raggiungimento degli obiettivi annuali. «Inoltre, anche se l'area Aerostructure non fa ancora utili e il pareggio è atteso alla fine del piano 2018-2022, la commessa Usa apre le porte di un mercato strategico». Anche per questo, Akros ricorda che il titolo tratta a sconto rispetto ai concorrenti europei, ovvero 8,3 volte l'utile netto atteso per il 2019, mentre Bae e Thalés viaggiano, rispettivamente, a 13,3 e 18,7 volte.

I broker calcolano che, se si valutasse Leonardo con gli stessi parametri, si arriverebbe a un prezzo di Borsa che supera i 17 euro.

Un balzo potenziale per il titolo che ieri ha chiuso la seduta in rialzo del 2,39% a 10,7 euro grazie alla commessa e sulla scia delle novità di governance giudicate positive dagli analisti: le dimissioni, attese a breve, del responsabile di Leonardo Infrastructure, Alessio Facondo, vanno ad aggiungersi alla lista di top manager che il ceo Profumo ha cambiato nel corso dell'ultimo anno per imprimere la propria svolta strategica.

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