Economia

L'industria conciaria riparte

Bene l'auto e la moda. Russo: «Molto attenti all'ambiente

L'ultima passione che spinge la crescita dell'industria conciaria italiana sono gli interni d'auto in pelle. Lo spiega il presidente dell'Unic, Unione italiana conceria, Gianni Russo. «Nel 2015 abbiamo perso un po' sul fronte del calzaturiero, a causa della crisi in Russia che era un mercato molto attivo per le scarpe di qualità italiane, ma abbiamo recuperato sul fronte dell'auto». I numeri per l'industria conciaria italiana - che impiega 18mila addetti in circa 1.300 aziende, con un fatturato annuo di 5,2 miliardi - sono positivi. Con l'Italia che è storicamente considerata leader mondiale nel settore per l'elevato sviluppo tecnologico e qualitativo, lo spiccato impegno ambientale e la capacità innovativa in termini di design stilistico. La produzione è attualmente pari a 129 milioni di metri quadri di pelli finite e 34mila tonnellate di cuoio da suola. Un settore formato soprattutto da pmi, sviluppatesi principalmente all'interno di distretti specializzati per tipologia di lavorazione e destinazione merceologica.

«Siamo un settore molto dinamico - ha detto Russo - che investe in ricerca e sviluppo dal 4 al 5% del fatturato. Questo ci permette di produrre in maniera ecologica, una questione molto importante sopratutto per le aziende dell'alta moda che sono i nostri principali clienti. Basta pensare che il settore ha tagliato del 98% il carico inquinante delle acque, del 40% l'uso dei solventi e del 21% i consumi energetici». Un successo dunque per l'industria conciaria che, in Italia, è situata in tre distretti chiave: Veneto, Toscana e Campania.

Ora l'appuntamento è con «Lineapelle», la fiera dedicata al settore in agenda a settembre.

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