Economia

L'Italia non lasci sole le pmi

L'Italia non lasci sole le pmi

L'economia che rallenta in Europa produce effetti di maggiore negatività nei Paesi che dispongono di meno anticorpi. L'Italia, come noto, è tra più esposti. Il Paese è a rischio: il rallentamento del Pil (1%) significa nella sostanza una crescita pari a zero. Il governo che dovrebbe aggredire con una politica industriale coraggiosa latita, preferendo occuparsi di fornire assistenzialismo nella formula aggiornata del Reddito di Cittadinanza.

Temo che a farne le spese dell'ennesima mancata operazione di contrasto e di rilancio per favorire la crescita, ancora una volta saranno le Pmi. La contraddizione è palese: nulla si fa per sostenere (non con sussidi) la realtà che tiene in piedi storicamente il Belpaese. Sono convinto che i decisori pubblici non conoscano affatto i piccoli imprenditori. Perché non vanno - come invece dovrebbero fare con continuità e non solo al tempo delle elezioni a visitare le loro aziende che operano nei distretti. Se non li conosci, non puoi agire nel merito. E così li trascuri. Di più: li vessi. La politica che va per la maggiore (fino a quando?) dimostra di avere una debolezza culturale vistosa in materia di piccole e medie imprese. Prendete il contratto di governo; ebbene, c'è poco o nulla che le riguardi. In pratica gli imprenditori della porta accanto, persone normali come noi, sono lasciati soli. Quel che di buono riescono a fare dipende esclusivamente dalle proprie forze.

Ma può continuare così? Intanto sono in decisa contrazione le nuove aperture: nel terzo trimestre del 2018 sono sorte 64.211 imprese, 5.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2017 e se ne sono chiuse 51.758 (2 mila in più del terzo trimestre 2018) (Fonte: Unioncamere). Dati che parlano da sé. Si intervenga subito: riduzione del costo del lavoro; azzeramento dell'Irap; pressione sulle banche affinché non chiudano i rubinetti alle piccole imprese. Si proceda.

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