Economia

L'utile delle Fs per salvare l'Alitalia

Ricavi record, profitti a 599 milioni e cedola allo Stato. Ma con le nozze il bilancio va a rischio

L'utile delle Fs per salvare l'Alitalia

Se è vero, come pare, che Alitalia ha perso anche nel 2018 tra i 400 e i 500 milioni, il bilancio delle Ferrovie dello Stato ha contabilizzato, all'ultima riga, un utile netto di 559 milioni. Viene da pensare che le FS potrebbero accollarsi le perdite dell'intera compagnia aerea, e sopravvivere: ma a carico dello Stato, di cui fanno parte, e cioè sottraendo valore ai contribuenti.Le Fs di Gianfranco Battisti, che ieri hanno presentato i conti del 2018, hanno in mano la regia per trovare una soluzione allo sfortunato vettore. Una soluzione societaria è annunciata per Pasqua, poi dovrebbe seguire il piano industriale.

Le Fs rileveranno comunque una quota di minoranza della compagnia, quindi tutti i profitti non saranno indirizzati lì. Se i treni italiani hanno finanziariamente le spalle larghe, questo non significa che si possono permettere un'avventura di questo tipo senza il timore di indebolirsi troppo. Negli ultimi anni il gruppo Fs ha girato al proprio azionista, il ministero dell'Economia, buona parte degli utili sotto forma di dividendo: 300 milioni nel 2017 sul bilancio 2016, 150 milioni nel 2018 sul bilancio 2017. Quest'anno non si sa ancora, la decisione sarà presa prima dell'assemblea. Azzardando una ipotesi, il Mef potrebbe rinunciare alla cedola dirottandola verso l'investimento aeronautico: sarebbe una follia. L'operazione non sembra un esempio di buona economia industriale. Ma ieri l'ad di Fs ha detto: l'operazione va fatta se crea valore. Va ricordato che, con i contratti di servizio, le Fs sono sostenute finanziariamente da governo e regioni: i loro conti devono rispondere ai cittadini.

I numeri del bilancio Fs sono, comunque, tutti positivi. I ricavi, per la prima volta nella storia hanno superato i 10 miliardi, raggiungendo i 12,1 miliardi, con un incremento del 30%. La grossa parte della crescita va attribuita al consolidamento di Anas, che dall'1 gennaio fa parte della holding Ferrovie, portando una dote di 2,319 miliardi di ricavi. «Anas - ha detto Battisti - è parte integrante del gruppo Fs e, se la politica non decide diversamente, Anas è perfettamente integrata». Quanto alla generazione dei ricavi, non è possibile suddividere le varie voci, perché il dettaglio è contenuto nei bilancio delle singole società partecipate. Trenitalia, per esempio, non comunica i conti del Frecciarossa e dell'Alta velocità perché sono considerati dati sensibili, di cui potrebbe avvantaggiarsi la concorrenza.

Quanto ai costi, sono aumentati in maniera meno che proporzionale rispetto ai ricavi, complice una politica di risparmi. A questo proposito viene messo in luce il «valore economico distribuito», che consiste nell'insieme dei costi operativi per beni e servizi e per il pagamento del personale che come un volano si irradiano nel sistema economico: il totale è 9,9 miliardi e il gruppo contribuisce in modo diretto e indiretto alla crescita dell'economia italiana per 0,9 punti percentuali di Pil. Il personale è cresciuto da 74.436 unità a 82.944.

Quanto agli investimenti, nel 2018 sono stati 7,5 miliardi e saliranno a 9 miliardi quest'anno, nel quadro del piano industriale che prevede 58 miliardi di investimenti in cinque anni. Convergono nel bilancio della holding i conti dell'infrastruttura (Rfi), del trasporto passeggeri (Trenitalia), delle merci (Mercitalia), della gomma (Busitalia). Le Fs sono poi presenti all'estero: sono il primo operatore in Grecia, il secondo nel regionale in Germania, il terzo, sempre locale, in Olanda.

In tutto i ricavi all'estero rappresentano il 14% del bilancio.

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