Economia

Luxottica, collocato solo il 3,8% Del Vecchio incassa 486 milioni

Luxottica, collocato solo il 3,8% Del Vecchio incassa 486 milioni

Il collocamento Luxottica non ha registrato il tutto esaurito. La Delfin di Leonardo Del Vecchio, tramite un accelerated bookbuilding curato da Goldman Sachs e Unicredit, ha piazzato solo il 3,8% del capitale (18 milioni di titoli) rispetto al 7% massimo annunciato (corrispondente a 33 milioni di azioni). L'operazione, annunciata mercoledì a mercati chiusi e finalizzata ieri, si è chiusa con un esito diverso rispetto agli auspici.Il prezzo unitario di vendita - pari a 27 euro - ha fruttato un gruzzoletto totale di 486 milioni (anziché 960 milioni circa). Hanno comprato, secondo le prime indicazioni, soprattutto investitori anglosassoni e statunitensi ma qualche ordine è arrivato anche dall'Asia.
Il patron Leonardo Del Vecchio è sceso dal 66 al 62,1% del capitale. L'operazione era ufficialmente finalizzata ad aumentare la liquidità del titolo (salita a circa il 33%). Ma proprio quell'incasso da quasi mezzo miliardo di euro gli fornisce un surplus di liquidità in un momento di agitazione degli equilibri della finanza italiana.
Le richieste insomma non sono mancate. Da tempo gli investitori internazionali spingevano per un aumento del flottante, ma il risultato mostra anche che, di questi tempi, in pochi sono disposti a pagare prezzi sui massimi (+45,76% in un anno, con il titolo che mercoledì ha chiuso a 29,4 euro, a ridosso del massimo storico) anche per una società globale e apprezzata come Luxottica.
Il titolo, come prevedibile visto l'ingente quantità di azioni messe in collocamento, in apertura di seduta ieri ha accusato un tracollo dell'8,53% per poi ridurre le perdite in chiusura a -4,79% a 28 euro, dopo l'annuncio della vendita di solo poco più della metà delle azioni (e dopo l'accelerazione dei mercati sulle parole di Draghi sul piano salva-spread). Del Vecchio venderà ancora per arrivare al 7%? Secondo quanto trapela da Agordo l'operazione per ora si chiude qui. Lo stesso Del Vecchio, che non ha bisogno di liquidità (assicura l'ad Andrea Guerra), nel comunicato ha precisato che «non intende cedere ulteriori azioni della società successivamente al completamento di questa operazione». In ogni caso si trova ora con mezzo miliardo di liquidità in più. Che di questi tempi vale il doppio. E il mercato si è già scatenato nello spostare le pedine degli equilibri azionari. A partire dalle Generali, che negli ultimi anni sta acquisendo sempre maggiore visibilità come location alternativa per il salotto buono della finanza italiana rispetto a Mediobanca (socio di maggioranza relativa che tra l'altro potrebbe cedere azioni in vista se l'interpretazione delle nuove regole di Basilea 3 sarà più stringente per le merchant bank).
Proprio a Trieste lo scorso ottobre il patron della Luxottica era salito al 3% dall'1,9% e ha giocato un ruolo attivo nella defenestrazione dell'ex ceo Giovanni Perissinotto (con tanto di intervista che ne bocciava la gestione proprio nel giorno dell'assemblea del Leone).
Ma, le vicende di Piazzetta Cuccia (incluso il caso del «papello» Ligresti) potrebbero convincerlo a puntare direttamente una fiche su Mediobanca, la stanza dei bottoni da dove si controlla il Leone ma anche Rcs (e quindi il Corriere), approfittando di pacchetti che potrebbero essere messi in vendita nei prossimi mesi da alcuni soci.

E per gli analisti di Equita tra le principali opzioni di investimento ci sarebbe anche Unicredit, nella quale Del Vecchio è già salito sopra il 2% a metà luglio.

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