Economia

Marchionne al bivio dell'aumento

Il board di Fca potrebbe decidere sul rafforzamento del capitale per finanziare gli investimenti. L'esame dei conti

Marchionne al bivio dell'aumento

La riunione del cda di Fiat Chrysler Automobiles in programma domani nella nuova sede fiscale del gruppo, nel palazzo dell'«amico» Economist (Exor ha in pancia il 4,72%) , in Saint James Street, a Londra, è la prima del nuovo corso del gruppo. Quello di un Lingotto non più italiano, ma a dimensione globale.

Per ritrovare nella storia un fatto del genere bisogna risalire al novembre del 1989, quando Gianni Agnelli convocò il board dell'allora Fiat nella sala consiliare del Nyse di New York in occasione della quotazione degli Adr a Wall Street.

Fissate le sedi fiscale e legale, rispettivamente a Londra e ad Amsterdam, i quartieri generali operativi a Torino (Emea); Auburn Hills (Nafta); Betim, in Brasile (Sudamerica); e Shanghai (Asia-Pacifico), per la nuova Fca la tabella di marcia prevede entro il 2018 investimenti per 50 miliardi (5 di questi destinati alla rinascita di Alfa Romeo) e oltre 7 milioni di veicoli prodotti. Uscito di scena Luca di Montezemolo dopo il «golpe» su Ferrari da parte di Sergio Marchionne, dal 13 ottobre nuovo presidente del Cavallino, e quotato il gruppo sia a New York sia a Milano (sempre il 13 ottobre), sul tavolo del nuovo cda - oltre all'ok ai conti del terzo trimestre - c'è l'importante tema dello sviluppo del piano industriale. E da tempo, a questo proposito, il mercato si aspetta una decisione, per esempio una ricapitalizzazione della società. «Un aumento di capitale consistente - secondo gli analisti di Exane Bnp Paribas - sarebbe il benvenuto», anche se in più occasioni l'ad Marchionne ha sostenuto di non ritenere l'operazione necessaria. «Ma se servisse - la precisazione di John Elkann, azionista nonché presidente di Fca - daremmo il nostro sostegno». Per rafforzare la struttura del capitale è stata pure ipotizzata un'obbligazione convertibile. Anche se si tratta del primo cda del nuovo corso - che tra l'altro coinciderà con il battesimo di due new entry , entrambe appartenenti alle grandi famiglie del capitalismo, Valerie A. Mars (il cognome è legato ai famosi cioccolatini americani) e l'imprenditore della moda Ermenegildo Zegna - i tempi stretti impongono a Elkann e Marchionne di fare subito chiarezza sulla linea da seguire: rafforzare (e come) il capitale o meno. Anche perché dal 2016-2017 in poi ogni momento potrebbe essere buono per l'arrivo del terzo alleato, quello con tutta probabilità che dovrebbe favorire l'estensione del business nei Paesi asiatici. I nomi che circolano da tempo sono quelli di Suzuki, Mazda (entrambe però ancora a leccarsi le ferite dopo le esperienze negative con Volkswagen e Ford) e Mitsubishi, con i quali Fca ha già accordi in corso. Ma non sono escluse sorprese, nel senso di allargare l'alleanza a un vero colosso, con la possibilità della holding Exor di diluire la sua quota se si presentasse l'occasione di una fusione. Quando e se accadrà, però, Marchionne potrebbe essere a un passo dal lasciare l'azienda (2018), ma non la famiglia Agnelli, e a gestire la nuova realtà sarà il suo successore.

Intanto, alla vigilia del cda, ieri il titolo Fca ha perso quasi il 2,5% a Milano, mentre a Wall Street, a un'ora dalla chiusura, il ribasso era più evidente.

Sui conti gli analisti sentiti da Reuters sono cauti: ipotizzano un taglio dei target 2014, mentre il trimestre dovrebbe evidenziare un recupero dei margini negli Usa, ma non sufficiente a compensare la debolezza in Europa e Sudamerica.

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