Economia

"Mediaset e Vivendi? Bolloré, il vicino di casa che nessuno vuole"

Marina Berlusconi allontana ogni ipotesi di intesa. E per Mondadori acquisizioni in vista

"Mediaset e Vivendi? Bolloré, il vicino di casa che nessuno vuole"

Si alle alleanze internazionali per Mediaset, ma non con Vivendi. Questo in sintesi il pensiero di Marina Berlusconi presidente di Fininvest, che detiene il 44,17% di Mediaset (con il 45,88% di diritti di voto), e della Mondadori. Anzi, per il finanziere bretone Vincent Bolloré, patron di Vivendi anche se ha ceduto la presidenza al figlio, la figlia di Silvio Berlusconi ha parole di fuoco: «Bolloré è il vicino di casa che nessuno vorrebbe avere». Il motivo è presto detto: «Abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano l'affidabilità di Bolloré e suoi collaboratori, che riescono ad arrecare danni molto rilevanti agli altri danneggiando allo stesso tempo anche loro stessi».

L'allusione è sulla causa miliardaria che Mediaset e Fininvest stanno portando avanti per il mancato acquisto della pay tv Premium e la tentata scalata al Biscione da parte di Vivendi nonostante gli accordi firmati. Tanto che questa mattina, prima dell'assemblea di Mediaset, si terrà un cda della società per decidere quale atteggiamento tenere nei confronti di Vivendi e della fiduciaria Simon che si dovrebbero presentare all'assise del gruppo televisivo, che dovrà decidere tra l'altro sull'introduzione del voto maggiorato, che blinderà ulteriormente il controllo di Fininvest su Cologno Monzese. Già Nella scorsa assemblea Simon, che detiene quasi il 20% del Biscione trasferito dai francesi per ordine dell'Authority, non fu ammessa all'assemblea e lo stesso dovrebbe succedere oggi. Mentre Vivendi, che detiene l'altro 9,9% di Mediaset, potrebbe non presentarsi.

Marina Berlusconi ha anche ribadito l'intenzione di Mediaset di portare avanti il progetto internazionale.

Per questo era stato fatto il nome della tv tedesca Prosiebensat. «Stiamo parlando con tutti - ha aggiunto la presidente Fininvest, che ha parlato a margine dell'assemblea Mondadori - l'idea è di raggiungere una massa critica sufficiente per poter essere competitivi con l'obiettivo di fare di Mediaset il primo network a livello europeo. L'accordo potrebbe essere fatto entro l'anno: prima avviene meglio è». Non ci sono però progetti stile Netflix, Amazon, Disney. «La nostra è una televisione calda, famigliare che continua a fare grandi numeri e ascolti, che sono quelli che interessano agli investitori pubblicitari».

Quanto a Mondadori, una volta terminata la cessione della controllata francese prevista tra giugno e luglio, investirà in Italia nell'editoria professionale e della formazione, mentre all'estero sta guardando al trade (libri) soprattutto sul mercato in lingua inglese. «È prematuro parlare di tempistiche per queste acquisizioni - ha detto l'ad di Mondadori Ernesto Mauri - ma mi auguro di fare qualcosa già nel secondo semestre del 2019 in modo da poter iniziare i nuovi business nel 2020».

Mondadori, che già realizza il 70% dei ricavi dai libri (il 30% dai periodici), vuole crescere ancora e guarda con interesse a tutto il settore educational.

Mentre nel trade, dopo l'acquisizione di Rizzoli, in Italia esistono forti vincoli Antitrust.

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