Economia

Mediaset torna a scaldare Piazza Affari

Voci di un'offerta di Vivendi, ma Fininvest nega ogni trattativa. Titolo su del 6%

Cinzia Meoni

In Piazza Affari tornano ad accendersi i riflettori su Mediaset che, ieri pomeriggio, si è infiammata fino a toccare quota 4,48 euro. Il titolo ha poi chiuso a 4,36 euro in rialzo del 5,8%. Vivaci anche i volumi: è passato di mano il 2,4% del capitale.

A ridare slancio al titolo del Biscione, oggetto un mese fa della scalata ostile di Vivendi, sono state le indiscrezioni di una proposta in arrivo da parte di Vincent Bollorè, numero uno del gruppo francese, in grado di chiudere la contesa con Fininvest su Mediaset. Vivendi infatti è salita in pochi giorni al 28,8% del capitale del Biscione, arrivando a sfiorare la soglia d'Opa del 30% dei diritti di voto e mettendo pressione all'azionista storico del gruppo televisivo, Fininvest, al 38,2% del capitale. Sul tavolo delle trattative, secondo Bloomberg, potrebbe esserci una quota del gruppo francese. Fonti vicine a Vivendi non commentano l'indiscrezione, mentre da Via Paleocapa precisano di non aver ricevuto alcuna proposta, sottolineando poi che non esistono né sono mai esistiti negoziazioni in corso. Ma Piazza Affari da tempo specula sulla possibilità che la contesa si chiuda con un'offerta amichevole in titoli Vivendi su Mediaset. D'altro canto, un accordo tra i due contendenti, in base al Testo Unico per la Finanza, porterebbe al lancio di un'offerta pubblica di acquisto sul colosso tv. Qualche indicazione sul futuro a breve del Biscione potrebbe arrivare al mercato dall'appuntamento di Mediaset con la comunità finanziaria fissato a Londra il 18 gennaio.

Prosegue intanto l'iter giudiziario aperto dalle denunce depositate da Fininvest in seguito all'avvio della scalata ostile sul Biscione. La Procura di Milano, secondo indiscrezioni di stampa, potrebbe convocare quanto prima Bollorè in merito all'indagine aperta contro ignoti per manipolazione del mercato. Martedì invece ad essere sentito dagli uffici di via Freguglia come persona informata sui fatti, è stato Tarak Ben Ammar, imprenditore tunisino legato sia con la famiglia Berlusconi che con i Bollorè, oltre che consigliere nei cda di Vivendi, Telecom Italia e Mediobanca. Sarebbe stato proprio Ben Ammar il mediatore per l'accordo di cessione di Mediaset Premium, stipulato lo scorso aprile tra Mediaset e Vivendi e che, ironia della sorte, sarebbe dovuta passare da uno scambio azionario tra i due gruppi pari al 3,5% del capitale.

L'inatteso dietrofront dei francesi a fine luglio ha innescato la guerra. Vivendi, il prossimo 21 marzo, è chiamata a rispondere dei danni conseguenti alla retromarcia su Premium in Tribunale. E il conto potrebbe essere salato, arrivando a toccare i 2 miliardi chiesti complessivamente da Fininvest e Mediaset. Per Vivendi infine rimane aperto anche il fronte Agcom, mentre l'Authority delle tlc ha già sottolineato che non è possibile per una sola società di mantenere quote importanti sia in Mediaset che in Telecom Italia (dove Vivendi ha il 24,7% del capitale).

E, in merito, c'è già chi si attende una mossa di Orange, numero uno nelle tlc francesi.

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