Economia

Mediobanca, Mediolanum "si stacca"

Massimo Doris: "Contenti della gestione, ma possibile vendita se Del Vecchio sale"

La sede di Mediobanca in piazzetta Cuccia, a Milano
La sede di Mediobanca in piazzetta Cuccia, a Milano

Aria di riassetto a Mediobanca. La scossa determinata dall'ingresso e dall'ascesa di Leonardo Del Vecchio, salito in pochi mesi al 10% circa del capitale di Piazzetta Cuccia e interessato a rafforzarsi ulteriormente, sta portando i soci storici della roccaforte della finanza italiana a considerare l'opportunità di fare le valige. E per Piazza Affari e non solo sarebbe una rivoluzione visto che a Piazzetta Cuccia fa capo il 13% di Generali, una delle «cassaforti» del debito pubblico italiano. Ieri sera, a Borsa chiusa, Banca Mediolanum ha infatti annunciato la riclassificazione della partecipazione pari al 3,28% detenuta nell'ex salotto buono della finanza italiana. La quota non è più ritenuta «strategica» ma bensì «disponibile alla vendita».

«Abbiamo voluto garantirci una maggior flessibilità qualora si assista a un cambio della governance di Mediobanca» dice a il Giornale Massimo Doris, ad di Mediolanum. La stessa famiglia Doris peraltro, anche a seguito dei recenti acquisti, ha in mano un altro 0,5% di Mediobanca, ma si tratta di una partecipazione privata e determinata da una logica differente».

«Se Del Vecchio decidesse di oltrepassare il 10% di Piazzetta Cuccia, supererebbe la quota del patto di consultazione (12,61% del capitale ndr) e il suo voto sarebbe determinante in assemblea» sostiene Doris che ricorda come, tramite il patto di consultazione, Mediolanum sieda in cda. Il board di Piazzetta Cuccia è però in scadenza e a ottobre è in agenda il rinnovo. E a inizio gennaio lo stesso presidente di Mediolanum, Ennio Doris aveva auspicato per Mediobanca un futuro sempre più da public company.

Finora la metamorfosi di Piazzetta Cuccia è avvenuta a piccoli passi che hanno trasformato l'ex tempio della finanza italiana, in una banca a tutto tondo, a cui l'ad Alberto Nagel ha impresso una proiezione sia nel retail sia all'estero.

L'attuale accordo di consultazione è la versione light, dello storico patto di sindacato che fino a quindici anni fa vincolava il 55% del capitale di Mediobanca. Poi la fine dell'accordo di blocco e la trasformazione di Mediobanca in public company. Ma non è detto che la trasformazione proceda così.

In Piazza Affari si scommette sulle prossime mosse di Del Vecchio che in pochi ritengono disposto ad accontentarsi del 10%. Solo due settimane fa Federico D'Incà, ministro per i Rapporti col Parlamento, aveva assicurato in un'interrogazione che Del Vecchio non aveva presentato all'autorità di Vigilanza alcuna istanza formale, necessaria per salire oltre la soglia detenuta. Non ancora quanto meno.

La mossa di Mediolanum lancia un messaggio chiaro. Finora si è trattato solo di una riclassificazione dei titoli di Mediobanca nel bilancio di Mediolanum, in seguito a cui è stata effettuata una svalutazione della quota per 67 milioni (oggi le azioni sono in carico a 9,826 euro).

Ma il messaggio è che qualora il patron di Luxottica voglia aumentare la sua influenza, non tutti gli azionisti storici resterebbero.

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