Economia

Meglio premiare teorie più serie

Fra i candidati eccellenti a cui è stato negato il Nobel ce ne sono chiaramente alcuni contro cui ha giocato la prevenzione politica e accademica

Meglio premiare teorie più serie

Nella formidabile lista dei possibili candidati al premio Nobel dell’economia ha vinto una figura marginale sostenendo una tesi per nulla originale: ossia quella che la figura del soggetto economico, come soggetto razionale, che fa scelte utilitarie, puramente sulla base di valori misurabili in moneta, è un’astrazione. Basta leggere scritti di grandi economisti come Einaudi o Ropke per constatare che ne erano ben consapevoli. Fra i candidati eccellenti a cui è stato negato il Nobel ce ne sono chiaramente alcuni contro cui ha giocato la prevenzione politica e accademica. Ossia Martin Feldestein, uno dei più eminenti studiosi di economia pubblica, con cattedra a vita ad Harward, che ha la colpa di esser stato capo dei consiglieri economici di Reagan. E poi Robert Taylor, monetarista autore del celebre teorema e della connessa regola, che sintetizza le politiche monetarie delle banche centrali. La sua colpa è essere candidato di Trump alla presidenza Federal Reserve. Una mancata nomina paradossale è quella di Robert Barro, fondatore della scuola neoclassica della crescita economica endogena, insieme a Robert Lucas che a suo tempo il Nobel lo ricevette. Barro è il maggiore esponente della teoria delle aspettative razionali, che Thaler cerca di inficiare con ragionamenti psicologici marginali. Ma la vera critica che si può muovere a questa teoria, per delimitarne la validità (che rimane) è economica: riguarda le asimmetrie informative fra il contribuente da un lato e i governi che fanno bilanci pubblici ed emettono debito e le banche dall’altro. Se la teoria delle aspettative razionali non fosse molto importante perché premiare col Nobel chi cerca di farne vedere alcuni difetti e non (prima) chi la propugna? Barro merita il Nobel soprattutto per la teoria in cui hanno un ruolo centrale il progresso tecnologico, il capitale fisso e il capitale umano. C’era anche, come candidato, Paul Romer da solo o con la moglie, sua coautrice. Da Barro e Romer derivano molti studi sullo sviluppo nell’economia globale, fra Paesi in ritardo, emergenti e avanzati, nonché fra i diversi paesi delle unioni economiche e monetarie.

Se fossi stato, come nel passato, fra gli interpellati per la designazione di possibili Nobel, però la mia preferenza sarebbe andata all’inglese John Moore, che studia le condotte dei mercati, delle imprese, dei consumatori, verificando con ricerche econometriche rigorose ipotesi teoriche innovative.

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