Economia

Mistral, la "mini-Alitalia" delle Poste che vuole licenziare la metà dei piloti

Oggi sciopero «virtuale» con beneficenza al Bambin Gesù di Roma

Mistral, la "mini-Alitalia" delle Poste che vuole licenziare la metà dei piloti

C'è una «piccola Alitalia» di cui si parla poco. Le analogie sono principalmente due: il capitale pubblico Alitalia è da anni privata, ma le tutele di cui ha sempre goduto la collocano oggi più che mai in una sfera governativa e lo stato di crisi strisciante che la erode da tempo. Parliamo di Mistral Air, compagnia posseduta al 100% da Poste italiane, le quali a loro volta appartengono per il 65% al ministero dell'Economia e alla Cdp. È di attualità perché l'Associazione nazionale piloti ha annunciato per oggi uno sciopero sul quale è fiorita una curiosa polemica. L'agitazione riguarda il licenziamento collettivo, avviato una settimana fa, per 19 piloti (su un totale di 44) conseguente al ridimensionamento della flotta con la messa a terra di uno dei due Boeing 737 change.

Il sindacato protesta ma ha indetto uno sciopero «virtuale», che consiste nel lavorare normalmente e versare la retribuzione all'Ospedale del Bambin Gesù di Roma; nessuno dovrebbe accorgersi della protesta, salvo chi chieda la ragione di una fascia azzurra al braccio. Ma Mistral non riconosce l'Anp come interlocutore sindacale, e quindi non partecipa all'iniziativa con un proprio contributo, come vorrebbero le norme, e la considera anzi illegittima.

Su questa diatriba un po' surreale s'innesta la realtà della compagnia che Francesco Caio, predecessore di Matteo Del Fante, numero uno delle Poste, cercò di vendere senza riuscirci. Le origini sono lontane (Mistral fu fondata nel 1974 dall'attore Bud Spencer e passò alle Poste nel 2002), e negli anni il business è stato suddiviso in due categorie: il trasporto di corrispondenza per le Poste e l'attività charter per passeggeri diretti nel bacino del Mediterraneo. Oggi entrambi i settori sono in difficoltà. Lettere e cartoline se ne spediscono sempre meno e le destinazioni turistiche sono entrate in crisi. Di qui il ridimensionamento della flotta (ora composta da un 737 e 7 Atr 72 turboelica, charter e passeggeri) e una revisione degli obbiettivi, che saranno oggetto di un nuovo piano industriale. Visto che grazie al commercio elettronico l'unico settore in forte crescita è quello dei pacchi (più 20% negli ultimi sei mesi), è qui che si concentrerà il lavoro, insieme al charter (con il Boeing) e ai collegamenti tra città italiane (con gli Atr). I passeggeri sono tra i 300 e i 400mila all'anno. I conti non entusiasmano; sui circa 100 milioni di fatturato nel 2016 ne sono stati persi 3,4. Solo nel 2015 c'è stato un milione di utile.

Ma allora era in corso la collaborazione con Alitalia nata dopo l'aiuto dato dalle Poste all'ex compagnia di bandiera prima dell'ingresso di Etihad: 75 milioni andati inesorabilmente in fumo, così come in fumo finirono gli accordi commerciali.

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