Economia

Il Monte riduce i prestiti a Eni

Con il Mef azionista diventa «parte correlata»

L'avere come nuovo azionista di controllo il ministero del Tesoro impone a Mps una revisione dei rapporti con le cosiddette «parti correlate» per evitare potenziali conflitti di interesse.

Il nuovo «Monte di Stato» deve soprattutto alleggerire i prestiti concessi alle partecipate pubbliche negli ultimi anni. Come l'Eni, cui l'istituto senese lo scorso 2 agosto ha deciso di ridurre da 1,6 miliardi di euro a 350 milioni di euro le linee di credito accordate per rispettare appunto i limiti regolamentari della Vigilanza sui soggetti correlati. Il Cane a sei Zampe conta fra i suoi soci principali il Tesoro al 3,93% e la Cassa depositi e Prestiti al 26,37 per cento.

«L'operazione è finalizzata a prevenire il superamento del limite regolamentare del 5% del patrimonio di vigilanza fissato dalle disposizioni di Banca d'Italia.

La delibera prevede la deroga al limite gestionale interno del 3% al fine di mantenere un livello di affidamenti che consentano di salvaguardare la relazione commerciale con una realtà industriale riconosciuta a livello internazionale», si legge nel documento pubblicato ieri dalla banca. Infatti, in conseguenza della ricapitalizzazione precauzionale l'assunzione di rischio verso una parte correlata non finanziaria configurabile come partecipante di controllo, come il Mef dopo l'aumento del Monte, deve «essere contenuta entro il limite del 5% del patrimonio di vigilanza consolidato della banca, limite prudenzialmente fissato dalla banca al 3 per cento».

Al 30 giugno 2017 l'indebitamento finanziario netto del colosso petrolifero era pari a 15,47 miliardi, in leggero aumento rispetto al 2016 (+0,69 miliardi). Il gruppo si aspetta comunque di ridurlo a fine anno grazie alle dismissioni (2,9 miliardi nel primo semestre pari al 60% del target minimo di cessioni previste dal piano 2017-2020).

CC

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