Economia

Il "Monte di Stato" perde tre miliardi

Pesa la pulizia definitiva dei crediti deteriorati in attesa del «bonifico» del Tesoro

Il "Monte di Stato" perde tre miliardi

Il cda del Monte dei Paschi che toglierà il velo ai conti del semestre, gli ultimi prima dell'ingresso dello Stato come nuovo azionista di controllo, è fissato per venerdì 11 agosto. Ma qualche spiffero filtra già sui risultati della banca senese. Secondo il quotidiano finanziario tedesco Boersen Zeitung, che cita fonti bancarie, il «rosso» registrato da gennaio a fine giugno supererebbe i 3 miliardi. A pesare sono gli accantonamenti per le perdite sulla cessione dei crediti deteriorati.

La cartolarizzazione dei 28 miliardi di npl ceduti al fondo Atlante è fissata per fine anno mentre la garanzia statale (Gacs) per la primavera del 2018. Il prezzo è di 5,5 miliardi a fronte di un valore netto di 9,4 miliardi. La differenza, pari appunto a 3,9 miliardi, è stata contabilizzata per fare una pulizia definitiva. Le perdite, come ha scritto il Montepaschi nella lettera inviata alla Bce per rassicurare le autorità di vigilanza, saranno comunque controbilanciate dai 3,9 miliardi già versati dallo Stato per la ricapitalizzazione precauzionale, in modo da mantenere un adeguato livello di capitalizzazione. Lo stesso piano varato dall'ad Marco Morelli prevede il ritorno all'utile (per circa 570 milioni) solo dal 2019 scontando gli 1,2 miliardi drenati dall'adeguamento ai nuovi principi contabili in arrivo con le nuove regole europee «Ifrs9» senza però considerare i vantaggi fiscali legati alle imposte differite (le cosiddette Dta) che alcuni analisti stimano attorno agli 1,7 miliardi.

Il timbro di Francoforte al salvataggio pubblico potrebbe arrivare già domani con una presa d'atto formale dell'assegno da 3,9 miliardi staccato dal Tesoro già arrivato a Siena. A cavallo di Ferragosto, dunque, lo Stato diventerà il primo azionista di Mps con il 53,4% del capitale, quota che potrebbe poi salire fino al 70% in funzione della percentuale di conversione delle obbligazioni subordinate in circolazione attesa per settembre. Non si sa ancora, infatti, quanti dei circa 40mila clienti coinvolti (per 1,5 miliardi) accetteranno di scambiare le azioni con un bond più garantito dal Tesoro. Proprio questa operazione prevista dal piano di salvataggio approvato da Francoforte apre le porte di Rocca Salimbeni alle Generali che stanno per diventare il secondo socio del Monte con un 4-5 per cento. «La quota non sarà strategica e avrà una gestione opportunistica», ha detto lo scorso 2 agosto l'ad del Leone, Philippe Donnet, senza però escludere «opportunità» nei rapporti con l'istituto senese che fra i soci conta anche il concorrente francese Axa legato a Siena anche da un solido accordo di bancassicurazione.

Con un ruolo di peso sull'azionariato, le Generali possono non solo chiedere qualche poltrona (c'è chi sostiene che la compagnia punterebbe a due posti) ma anche fare da capofila di una lista di minoranza dando le carte della partita sul rinnovo del nuovo cda che i soci privati giocheranno con il Tesoro a ottobre.

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