Economia

Montepaschi e Fondazione alle prese con nuovi equilibri

Siena fa i conti con vertici «estranei» e con la riforma delle Camere di Commercio. Mentre il partner non arriva

Si sono spenti i riflettori del palio e sono finite anche le ferie. I senesi tornano con i piedi per terra e cominciano a domandarsi che fine farà la loro banca. Di risposte, per adesso, ce ne sono davvero poche. L'unica certezza è che il Monte dei Paschi ha chiuso la semestrale con 193,6 milioni di utile e un ritorno alla redditività, ma resta sotto stretta osservazione della Bce dove si attende ancora di conoscere il nome di almeno un pretendente per l'istituto di Rocca Salimbeni. La posizione di Francoforte infatti non è cambiata: il Monte deve sposarsi con un'altra banca, anche straniera. Il problema è che finora fra i 26 istituti contattati, nessuno avrebbe fatto pervenire un interesse scritto.

Ieri, il sito spagnolo Decisión Económica ha rilanciato l'ipotesi di un contatto con il Banco Sabadell sottolineando però che il governo di Mariano Rajoy potrebbe mettersi di mezzo a un eventuale matrimonio perché i consiglieri economici del premier iberico hanno suggerito fusioni bancarie da realizzarsi esclusivamente nei confini nazionali, preferendo il Bbva come partner potenziale del Sabadell. Il Monte viene inoltre definito un istituto «polémico» dagli spagnoli, cioè controverso. Troppe incertezze, meglio aspettare le prime pagelle degli «srep» (le valutazioni prudenziali dei presidi sui rischi) che dovrebbero arrivare entro ottobre-novembre.

Non solo. Archiviata l'era di Alessandro Profumo, i senesi aspettano di conoscere il nuovo presidente Massimo Tononi che si insedierà con l'assemblea del 15 settembre. In particolare, fa notare una fonte, la politica locale sembra non rassegnarsi al fatto che gli azionisti della banca non partecipino più come un tempo alle riunioni nei «salotti» cittadini. E che non sia facile entrare nelle grazie del nuovo presidente, personaggio assai riservato e poco avvezzo alle «processioni» senesi. Oggi si presenterà, invece, con una conferenza stampa il nuovo provveditore (direttore generale) della Fondazione Mps, Davide Usai: sardo, ex direttore generale di Unicef Italia scelto da una società di «cacciatori di teste» e dunque estraneo ai circuiti senesi, prende il posto di Enrico Granata che lascia un'ente sceso all'1,5% della banca (ma ancora alleato in un patto di sindacato con Btg e Fintech) e con i conti in equilibrio: a gennaio 2014 la Fondazione aveva 340 milioni di debiti, oggi ha un patrimonio di 532 milioni.

Ieri si è riunita la deputazione generale (il cda) per fare un punto con i soci pubblici sui documenti di indirizzo da approvare entro ottobre. L'ente deve inoltre adeguarsi all'autoriforma delle fondazioni frutto dell'accordo siglato fra Acri e Tesoro. Ed è al lavoro sul nuovo statuto che dovrà tenere conto anche di un'altra rivoluzione. È infatti entrata in vigore lo scorso 28 agosto la legge sul riordino delle Camere di Commercio che in un anno passeranno da 105 a 60: in Toscana, Livorno è stata già fusa con Grosseto e Siena potrebbe essere unita con Arezzo. Una novità importante perché nel loro scrigno di partecipazioni – oltre a aeroporti, fiere, autostrade – gli organismi camerali custodiscono anche quote nonché poltrone in fondazioni come quella di Palazzo Sansedoni. Poi toccherà alla riforma delle Province.

Se mai ci sarà.

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