Economia

Moody's boccia i big di Piazza Affari

Rivista la pagella di 12 banche. Eni e Generali resistono

Moody's boccia i big di Piazza Affari

Dopo la scure sul rating «sovrano» dell'Italia, tagliato a Baa3 (con outlook stabile), l'agenzia Moody's fa calare anche quella su banche, società partecipate dallo Stato, utilities e assicurazioni. Le iniziative a cascata rispondono a un mero automatismo. L'idea è che se un Paese risulta meno credibile come debitore, lo diventano automaticamente tutte quelle realtà che, in ultima analisi, dovranno fare riferimento a quell'autorità statale per risolvere i propri guai. Quindi, nessuna sorpresa. Ma può diventare una fregatura.

Tanto che nel 2016 le Generali avevano addirittura «licenziato» Standard&Poor's (seguita a ruota da Unipol) e abbandonato i suoi «voti», in disaccordo con «l'inflessibilità» dei criteri adottati dall'agenzia nel tener conto del significativo miglioramento della solidità finanziaria della compagnia negli ultimi due anni. Ieri Moody's ha comunque confermato il rating alla solidità finanziaria del Leone a Baa1 con outlook stabile e quello di Allianz (A3) migliorando l’outlook a "stabile", mentre ha tagliato quello di Unipol. L'agenzia ha «allineato» a quello sovrano anche il rating di 12 banche: tra queste, ha tagliato il giudizio sui depositi a lungo termine di Intesa Sanpaolo, Mediobanca a Baa1 con outlook stabile, di Cariparma a Baa1 con outlook negativo. Sempre tra le big, Moody ha inoltre abbassato da «positivo» a «stabile» l'outlook sul rating Baa1 sul deposito a lungo termine di Unicredit e sul debito senior unsecured. Confermato, invece, il rating Baa1 sul debito senior a lungo termine dell'istituto di piazza Gae Aulenti.

Quanto alle società non finanziarie partecipate dallo Stato, Moody's ha tagliato il rating di Poste Italiane a Baa3 da Baa2 e quello di Eni a Baa1 da A3. L'outlook per tutte e due è stabile. Il downgrade di Poste riflette la diretta esposizione del gruppo alla situazione macroeconomica italiana e il fatto che il governo è il suo maggiore cliente e azionista. La società petrolifera guidata da Claudio Descalzi, invece, era stata promossa a marzo dalla stessa Moody's da Baa1 a A3, quindi tre gradini al di sopra della Repubblica italiana, ma con outlook negativo. «È improbabile che il differenziale con il rating sovrano possa allargarsi oltre due gradini» e «un più basso rating sovrano si tradurrebbe in un rating più basso per Eni», aveva messo le mani avanti Moody's.

E ieri, puntuale, è arrivata la marcia indietro.

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