Economia

Moody's promuove Letta: "Instabilità frena ripresa"

Per Moody's il Belpaese non centrerà l’obiettivo europeo di un deficit al 3% nel 2013

Il logo di Moody's alla sede di New York dell'agenzia di rating
Il logo di Moody's alla sede di New York dell'agenzia di rating

L'Italia resta sotto la lente d'ingrandimento delle agenzie di rating. Dopo che per giorni erano circolate voci di un possibile downgrade, Moody' si affretta a pubblicare un bollettino dopo che il premier Enrico Letta ha incassato la fiducia dal parlamento. "È il «miglior risultato possibile", ha spiegato l'agenzia di New York individuando, tuttavia, nell’instabilità politica dell’Italia il tassello negativo dal punto di vista del rating. "Le turbolenze dell’ultima settimana mettono in evidenza la fragilità del governo Una fragilità che può ritardare le riforme di bilancio e strutturali, con ritardi che possono mettere a rischio la ripresa economica del paese", ha continuato Moody's secondo la quale il Belpaese non centrerà l’obiettivo europeo di un deficit al 3% nel 2013.

"Le dimissioni lo scorso sabato di cinque ministri del Pdl dalla coalizione del governo hanno innescato la crisi politica. I ministri si sono dimessi dopo il mancato accordo su una misura essenziale per portare il deficit nel limite del 3% previsto dall’Unione Europea". Nel report pubblicato ieri, Moody’s sottolinea che il governo Letta ha avuto difficoltà a raggiungere accordi sulle riforme fin da quando il suo partito ha formato una coalizione con il Pdl in seguito ai risultati elettorali di febbraio. "Silvio Berlusconi ha detto che le dimissioni dei ministri erano una reazione alla decisione di aumentare l’Iva al 22% dal 21%. L’aumento dell’Iva è stato ritardato da luglio perchè il Pdl aveva chiesto di cancellarlo. Le tensioni fra i partner della coalizione si sono intensificate all’inizio di agosto" ricostruisce Moody’s ricordando nella sua nota che l'Italia uscita dalla procedura d’infrazione del deficit quest’anno "dopo aver ridotto il deficit al 3% del pil nel 2012 dal 5,5% del pil nel 2009". Il surplus primario italiano, uno dei più alti fra i paesi dell’area euro, è stato infatti uno dei fattori che ha aiutato a sostenere il debito e offerto al governo tempo per far sì che le riforme economiche avessero effetto e la crescita si materializzasse.

"L’instabilità politica ha effetti negativi sulla capacità del governo di procedere con le riforme strutturali e di bilancio", ha concluso l'agenzia di rating augurandosi che l’Italia centri l’obiettivo di portare il deficit nel limite europeo del 3% del pil nel 2013.

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