Economia

Nel toto-nozze di Carige spunta Mps

Malacalza frena, ma Modiano potrebbe essere il punto di riferimento per alleanze

Nel toto-nozze di Carige spunta Mps

Il giorno dopo la resa dei conti in assemblea sul rinnovo del cda tra la lista dei Malacalza e quella di Raffaele Mincione, nelle sale operative sono già partite le scommesse sul nome del futuro sposo di Carige. E, sorpresa, il più gettonato è quello dell'altra «Cenerentola» del sistema bancario che sta cercando di lasciarsi alle spalle i fantasmi del passato ma deve trovare al più presto un compagno di viaggio per accelerare il rilancio: il Monte dei Paschi. Per adesso, pare poco più che una suggestione. «Mai visti due zoppi correre insieme», commentano i più maligni. Ma ci sono tre indizi che potrebbero fare una prova. Il primo è che Vittorio Malacalza ha sconfitto Raffaele Mincione in assemblea blindando il cda con un nuovo presidente, Pietro Modiano, e un nuovo ad, Fabio Innocenzi al posto di Paolo Fiorentino. Ma ora lo aspetta un altro braccio di ferro con un avversario assai più temibile: la Bce. Che nella lettera inviata all'istituto ligure lo scorso 14 settembre, ha ribadito la richiesta di un nuovo piano di rafforzamento patrimoniale entro il 30 novembre che valuti un'aggregazione con altre banche. Malacalza ha già affidato ai nuovi timonieri il compito di redigere il piano di ristrutturazione studiando anche un'emissione lampo di 200 milioni che sottoscriverà almeno in parte. Ma sulle nozze vuole prendere tempo, a costo di dover mettere di nuovo mano al portafoglio per colmare le carenze di capitale rilevate da Francoforte. «Non parliamo a priori di un'aggregazione. Un buon cda valuta le situazioni, le esamina, le porta al regolatore», ha frenato giovedì dopo l'assemblea. «Prima ristrutturare», gli ha fatto eco il neopresidente Modiano. Il cui curriculum, però, rappresenta il secondo indizio: l'ex banchiere di Intesa Sanpaolo potrebbe essere infatti l'uomo giusto per fare da sensale al matrimonio con il Monte. Nella primavera del 2006 si intensificano i negoziati per una fusione fra il Sanpaolo Imi, di cui Modiano era al tempo direttore generale, e Mps. Poi tutto era sfumato (e il Sanpaolo andrà a nozze con Intesa) anche perchè all'epoca i torinesi erano troppo impegnati a difendersi dall'assalto del Banco Santander (assalto respinto tanto che gli spagnoli spostarono i riflettori proprio sul Monte facendogli strapagare Antonveneta). Terzo, indizio da non sottovalutare: a ottobre 2019 Mario Draghi lascerà la presidenza della Bce. E prima di traslocare da Francoforte intende gestire il consolidamento invocato ormai da mesi. E di certo, è interesse dell'intero sistema bancario sia evitare il commissariamento di Carige (se non soddisferà le richieste della Vigilanza) sia risolvere la questione Mps prima dell'addio di Draghi che dello stesso sistema si è fatto garante finora in Europa. Un matrimonio tra le due banche, adeguatamente ripulite da sofferenze e incagli, potrebbe essere la soluzione per poi allargare l'unione a un terzo partner dalle spalle più larghe che faccia da polo aggregante.

In Piazza Affari, dopo lo scivolone della vigilia quando ha perso il 4,5%, ieri il titolo Carige è rimbalzato nella prima parte della seduta per poi chiudere invariato a 0,0084 euro. Gli analisti si interrogano sull'effettiva necessità di un nuovo aumento di capitale. Ricordando che l'indicatore Cet 1 (l'indice di tenuta patrimoniale) di Carige è superiore al requisito minimo fissato dalla Bce (11,8% contro 11,175%) e che i problemi riguardano il Total Capital Ratio (11,9% contro il 13,125%).

I broker di Fidentiis si domandano anche quale ruolo giocheranno gli azionisti di minoranza (Mincione e gli alleati Volpi e Spinelli) «specialmente se un nuovo aumento diventasse realtà».

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