Economia

Nexi è più vicina alla Borsa: potrà valere fino a 8 miliardi

Sarà la più grande Ipo del 2019. Stabilita la forchetta di prezzo da un minimo di 8,50 fino a 10,35 euro

Nexi è più vicina alla Borsa: potrà valere fino a 8 miliardi

Nexi è sempre più vicina a Piazza Affari. L'ex CartaSì ha messo un altro tassello fondamentale per la quotazione, che potrebbe avvenire entro Pasqua, con la definizione della forchetta di prezzo delle azioni. Con una forbice da un minimo di 8,5 euro a un massimo di 10,35 euro per azione, la società guidata da Paolo Bertoluzzo ha un valore d'impresa corrispondente, compresa la posizione finanziaria netta di 2,5 miliardi a fine 2018, che oscilla fra 7,1 e 8,1 miliardi. Il conseguente intervallo di valorizzazione indicativa del capitale economico della società sarà quindi compreso tra un minimo di 5,4 miliardi e un massimo di 6,4 miliardi.

Riservata agli investitori istituzionali, l'Ipo sarà la più importante del 2019 per il mercato italiano, tra le più consistenti in Europa e correrà su due binari. Il primo prevede un aumento di capitale da 700 milioni, con l'emissione di nuovi titoli. Sarà propedeutico all'abbattimento dell'indebitamento, che alla chiusura dell'offerta scenderà a 1,7 miliardi. Un obiettivo che nei giorni scorsi ha portato Moody's a mettere Nexi sotto osservazione per un eventuale rialzo del rating corporate, ora a «B1». Il secondo porterà gli attuali soci, Bain Capital, Advent e Clessidra, a cedere le quote acquisite nel 2015 dalle banche popolari del gruppo CartaSì. Sarà sufficiente almeno il rispetto del requisito di flottante minimo per l'Mta (25%) per far sì che il valore del collocamento sia compreso fra 1,77 e poco più di 2 miliardi. L'incasso per i tre fondi di private equity si collocherebbe quindi in un range tra 1 e 1,3 miliardi.

Il meccanismo scelto per stabilire il prezzo di offerta è quello dell'open price, e verrà fatto scattare al termine del collocamento istituzionale tenendo conto, tra l'altro, delle condizioni del mercato italiano e internazionale e della quantità e qualità delle manifestazioni d'interesse ricevute dagli investitori istituzionali. Già nelle scorse settimane diverse banche d'affari internazionali interessate all'acquisizione si sarebbero già mobilitate per l'Ipo. Insomma, sorprese spiacevoli non dovrebbero essercene per un gruppo che gestisce 41,3 milioni di carte di pagamento, 5,5 miliardi di transazioni di pagamento digitale per un valore di 445 miliardi e che, secondo le stime preliminari, ha chiuso il 2018 con un utile operativo di 931 milioni, a fronte di costi operativi per 506 milioni di euro e un ebitda di 424 milioni.

Lo sbarco in Piazza Affari di Nexi mette una pietra tombale sulla ipotizzata fusione con Sia (Bancomat).

Un progetto comunque già tramontato nei giorni scorsi a causa dell'opposizione al merger da parte del management e delle banche azioniste di Sia, decise a puntare sul rafforzamento della società attraverso le acquisizioni.

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