Economia

Nozze con Fca? Ora i cinesi frenano

Ma il titolo sale ancora e sfiora gli 11 euro. Intesa con Bmw sulla guida autonoma

Nozze con Fca? Ora i cinesi frenano

Dalla Cina negano di essere interessati a farsi avanti per Fca. Lo smentisce seccamente Geely, che già controlla la svedese Volvo; e altrettanto fanno, seppur in modo più vago, le altre tre società tirate in ballo da Automotive News: Gac, socio industriale del Lingotto («non ne sappiamo nulla»), Great Wall Motors («no comment») e Dongfeng («mai sentito questa notizia»). In Borsa, però, le azioni del Lingotto hanno continuato a correre, sostenute anche dall'annuncio della lettera d'intenti tra Fca e la cordata Bmw Group-Intel-Mobileye nello sviluppo di una piattaforma tecnologica per la guida autonoma. Il titolo Fca ha così chiuso con un +2,64% a 10,90 euro, dopo aver toccato un massimo di 11,13 euro. Positive anche la controllante Exor (+2,50% a 53,40 euro) e Ferrari (+1,50% a 94,75 euro).

Il mercato, dunque, sembra continuare a credere in una possibile trattativa sotto la Muraglia per Fca, se non per il fatto che l'indiscrezione ha fatto ripartire, alla luce del sole, il toto-alleanze. I media cinesi restano però scettici sull'ipotesi Fca. «Nessuno riuscirà a ingoiare la Fiat», «è il tentativo di creare l'illusione che vi siano tanti gruppi cinesi in competizione», «alle difficoltà riguardanti un'operazione così vasta (si è parlato di uno spacchettamento: al Gruppo X cinese i marchi di Chrysler Group con Fiat e a Exor, invece, l'Alfa Romeo e la Maserati, a far compagnia alla Ferrari, ndr) e alla gestione del multi-brand, si unisce l'incertezza del sistema economico italiano»: alcuni dei commenti estratti dai principali giornali di Pechino.

L'impressione, a questo punto, è che dai piani alti di Fca (leggi Exor) si stia imprimendo una nuova accelerazione sulla cessione di Fca o di parte del gruppo, allo scopo di sondare le reazioni delle piazze finanziarie (sinora positive), ma soprattutto quelle politiche, con un occhio alla Casa Bianca e al suo inquilino travolto da una miriade di problemi. L'ultimo, che tocca anche l'auto, riguarda la tenuta del gruppo di consiglieri sui temi dell'economia e del lavoro: dopo la recente uscita burrascosa di Ken Frazier, ceo di Merck, seguita a quella, in giugno, di Elon Musk (Tesla), ecco che anche Mary Barra, numero uno della Gm, starebbe valutando cosa fare. Sulla top manager crescono le pressioni perché sbatta anche lei la porta. A tutto ciò si aggiunge il fatto che i produttori di auto Usa continuano a rafforzare le rispettive produzioni in Messico (+16% il dato generale nel primo semestre), infischiandosene dei cartellini gialli mostrati minacciosamente da Donald Trump. Insomma, la luna di miele tra le Case auto americane e Trump sembra sia arrivata all'epilogo.

E ora la lettera d'intenti siglata da Fca con la cordata Bmw Group-Intel-Mobileye. Fca è il primo costruttore esterno a unirsi al terzetto. «Per migliorare la tecnologia di guida autonoma è fondamentale dar vita a partnership tra produttori di auto e fornitori di tecnologia e componenti», spiega l'ad di Fca, Sergio Marchionne. L'accordo fa seguito all'alleanza annunciata nel luglio 2016 dalle stesse Bmw, Intel e Mobileye con l'obiettivo di portare in produzione, entro il 2021, soluzioni per la guida altamente automatizzata (il cosiddetto «livello 3») e per la guida completamente automatizzata (livelli 4 e 5). Entro l'anno saranno messi in strada 40 veicoli autonomi sperimentali. «Con Fca come nuovo partner, rafforziamo il nostro percorso per creare con successo la più rilevante soluzione avanzata, trasversale ai costruttori automobilistici, per i livelli da 3 a 5 sul piano globale», il commento di Harald Krüger, al vertice del Bmw Group.

Fca è impegnata anche negli Usa sul fronte della guida autonoma, avendo messo a disposizione di Waymo, società che fa capo a Google, 600 minivan Chrysler Pacifica Hybrid per le varie sperimentazioni.

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