Economia

Nuova stretta Antitrust per gli «influencer» in rete

Il Garante avvisa anche chi ha pochi follower: chiarire la finalità commerciale dei messaggi

Nuova stretta Antitrust per gli «influencer» in rete

L'Antitrust torna all'attacco di influencer, blogger, youtuber e instagrammer, ovvero di tutte quelle professionalità decollate con i social che vendono alle aziende contenuti appositamente creati per il web. D'ora in poi dovranno avvisare i lettori in modo chiaro quando post, video e foto sono stati pagati o comunque retribuiti con il cosiddetto «cambio merce», vestiti, borse, scarpe o viaggi a cinque stelle coperti da cliente. Come? Il garante suggerisce a titolo esemplificativo l'utilizzo di «hashtag», etichette esplicite «#pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, #prodottofornitoda». Per chi non si adegua, influencer e azienda, le conseguenze delle pratiche commerciali scorrette possono essere decisamente pesanti: da 500mila euro fino a 5 milioni di euro (previsti dalla legge 134/2012).

Un anno fa nel mirino dell'Agcom erano finite le nuove stelle del web come Chiara Ferragni che dall'alto dei suoi 23 milioni di follower che garantiscono al suo marchio una valutazione di 32,6 milioni di euro, è diventata un caso di studio. Un richiamo che finora, secondo quanto ribadito da Roma, è servito visto che non sono seguite sanzioni. E in effetti, nota Buzzoole, società italiana che mette in contatto le aziende con gli influencer più idonei, tra il 1° febbraio e il 30 giugno gli «hashtag della trasparenza» nei post in italiano sono stati 55mila generati da 15.200 account e con oltre 42 milioni.

Ieri tuttavia, l'autorità guidata da Giovanni Pitruzzella, ha inviato una «moral suasion», un invito a conformarsi a quanto previsto dal codice del consumo, agli epigoni di Ferragni e Fedez «influencer con un numero di follower non elevatissimo, ma pur sempre di rilievo». «La pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile» ha ricordato il garante sottolineando poi come gli influencer non possano «lasciar credere di agire in modo spontaneo e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand». In particolare le lettere inviate, secondo fonti vicine all'Agcom, «sarebbero indirizzate a qualche decina di professionisti social attivi soprattutto nell'ambito della moda e con un milione circa di follower». Si tratta, stando a quanto trapelato, di profili in genere segnalati dalle associazioni dei consumatori che, infatti, cantano vittoria pur poi chiedendo che si passi dalle parole alle sanzioni (Unc) o invocando «un giro di vite» (Codacons).

Non è comunque finita qui. L'idea alla base dei provvedimenti dell'Agcom è quella che, in futuro, le sponsorizzazioni via social siano segnalate come tali qualsiasi sia la retribuzione prevista e qualunque sia il numero di follower vantati dall'influencer. Ci vorrà del tempo perchè si affermi una simile cultura.

Ma la direzione è segnata.

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