Economia

Opec, profumo d'intesa: il petrolio vola

Produzione verso un taglio di un milione di barili al giorno

Si sono parlati per ore. E, forse, un'intesa per stabilizzare la produzione di petrolio è più vicina tra i componenti dell'Opec, riuniti ieri per un vertice informale ad Algeri. Trattative non ancora concluse nella tarda serata, quando però erano già filtrate le prime indiscrezioni sulla possibilità che gli incontri abbiano spianato la strada a un accordo che verrebbe formalizzato nel summit di Vienna del 30 novembre. Le quotazioni del greggio, in continua altalena per gran parte della giornata, hanno chiuso in forte rialzo a New York, un +5,32% a 47,05 dollari che dovrebbe rispecchiare l'avvenuta schiarita all'interno del Cartello.

Il nodo legato al contenimento del surplus estrattivo, responsabile in buona parte dell'indebolimento subìto dai prezzi dall'estate 2014, potrebbe essere stato sciolto grazie a un atteggiamento più conciliante dell'Arabia Saudita che si sarebbe offerta di orchestrare un taglio complessivo di oltre un milione di barili al giorno dichiarandosi disposta ad accollarsi una riduzione di 400mila barili. Secondo indiscrezioni, la produzione verrebbe ridotta a 32,5 milioni di barili al giorno dagli attuali 33,24 milioni. Non è però ancora chiara la posizione dell'Iran, rivale dichiarata di Riad, che a più riprese si era detta fermamente intenzionata a portare l'output sopra i livelli precedenti le sanzioni Onu. Dai rumor filtrati, pare che i sauditi abbiano dato il proprio benestare alla possibilità che Teheran possa estrarre 3,7 milioni di barili. «L'Iran è pronto a sostenere le trattative in seno all'Opec sulla produzione di petrolio - aveva spiegato il ministro del petrolio iraniano poco prima dell'avvio della riunine algerina - e lo sforzo collettivo per gestire le forniture. Non abbiamo ancora ricevuto una proposta sul congelamento della produzione», ma «cercheremo un compromesso».

È probabile che il ministro abbia più tardi avuto un incontro vis-à-vis con il collega saudita. La cui linea più morbida rispetto a quella tenuta fino a poco tempo, un'intransigenza che aveva portato al naufragio del progetto di Doha sul congelamento della produzione sui livelli di gennaio, sia da legare alle difficoltà finanziarie in cui versa di Riad a causa del prolungato indebolimento dei prezzi. Al punto che l'Arabia ha dovuto di recente prendere una decisione senza precedenti: tagliare del 20% gli stipendi dei dipendenti pubblici.

RPar

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