Economia

"Open Fiber? Non la venderemo mai"

Starace contro gli «accrocchi societari» per la rete unica prepara il confronto con il governo

Francesco Starace
Francesco Starace

Il numero uno dell'Enel Francesco Starace non venderà mai Open Fiber. E per rafforzare il concetto paragona la società della rete in fibra - che Enel controlla insieme con Cdp - alla Enel Green Power da cui egli stesso proviene: «È vicina ai nostri cuori come Enel Green Power. Siamo contrari a qualsiasi accrocchio societario, non la venderemo mai». Così l'ad di Enel si posiziona con decisione in vista della futura dialettica con il governo, che punta invece verso la realizzazione di una rete unica con Telecom. In altri termini Enel, che è stata spinta ormai 4 anni fa dal governo di Matteo Renzi a creare una società per realizzare una rete in fibra concorrente a quella di Telecom, ora non ha intenzione di mollarla facilmente.

E dunque la strada verso la rete unica si prospetta in salita anche se comunque sarà naturalmente il governo, che manovra Cdp, e che è l'azionista di controllo di Enel, a dire l'ultima parola. Enel difende la sua posizione nel business della fibra ottica, necessaria per la gestione dei contatori digitali dell'elettricità. La società inoltre ha investito nello stesso business, creando così sinergie con Open Fiber, anche in Sud America acquistando una quota di Ufinet che opera in 14 paesi dell'area gestendo 49mila chilometri di rete in fibra di cui circa 17mila in aree metropolitane.

Starace ha parlato proprio in occasione dei 10 anni di Enel Green Power, la società che «sta nel suo cuore» e che produce energia tramite fonti rinnovabili. «Nel 2021 l'energia generata da fonti rinnovabili rappresenterà più del 50% della produzione totale del gruppo Enel rispetto al 38% attuale. Una percentuale destinata a crescere, in linea con l'obiettivo di Carbon Neutrality fissato al 2050 - ha spiegato Starace -. Il settore energetico sta vivendo una fase di profonda trasformazione, e il mondo va verso un futuro al 100% rinnovabile. Un cambiamento epocale che passa attraverso la decarbonizzazione e apre il mondo dell'energia a scenari completamente nuovi, non solo dal punto di vista del business ma anche del modo di vivere, consumare e produrre di ciascuno di noi».

Egp in dieci anni ha raggiunto una produzione energetica di 100 terawatt con un ritmo di crescita di 3mila megawatt all'anno. La società gestisce oltre 1.200 impianti in esercizio in 30 Paesi e una squadra di 7mila persone.

«Quella della nostra società è una storia italiana che parte dalle centrali idroelettriche che hanno oltre 100 anni - ha detto l'ad di Egp Antonio Cammisecra -. Il nostro paese è dotato di buone risorse solari ed eoliche che permetteranno di competere nelle fonti rinnovabili di matrice energetica italiana, fino a rappresentare l'assoluta maggioranza della generazione nel 2030. Uno dei fattori chiave per lo sviluppo dell'energia verde nel breve-medio in Italia resta lo snellimento e la velocizzazione degli iter autorizzativi, non servono incentivi, ma quadri regolatori chiari. Abbiamo portato il nostro know how in giro per il mondo e siamo diventati il primo operatore del settore in 10 anni».

Ieri Egp ha venduto la controllata in Uruguay per 120 milioni di dollari ossia l'equivalente dell'enterprise value della società. L'operazione si iscrive nel programma di vendita di asset «non-core» prevista nel piano di gestione del portafoglio di gruppo.

La vendita consente una riallocazione delle risorse verso aree con maggiori margini e potenziale di crescita.

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