Economia

OpenjobMetis ha 100 milioni per lo shopping

L'ad Rasizza: «Pronti a crescere ancora con acquisizioni». Il gruppo conta su 5mila clienti

Cinzia Meoni

Fino a circa 100 milioni di euro, teorici. Sono queste le possibili munizioni di cui dispone Openjobmetis, uno dei principali operatori italiani tra le agenzie di somministrazione lavoro, per crescere tramite acquisizioni nel settore o in settori contigui, formazione, welfare o società di temporary management. «Possiamo contare sui 19 milioni raccolti con la quotazione dello scorso anno e ancora nelle casse del gruppo, oltre che sul possibile utilizzo della leva finanziaria», spiega Alessandro Esposti, direttore finanziario e investor relator della società quotata sullo Star e partecipata, tra l'altro dal fondo Wise sgr con circa il 35% del capitale e da Quaestio Capital sgr con il 9%. «Stiamo studiando diversi fascicoli ma, al momento, non abbiamo nulla di definito. Strategicamente, restare concentrati sul core business, ovvero sul lavoro somministrato, rende più agevole massimizzare le sinergie, visto che la nostra è un'attività che si basa molto sulle economie di scala. Vogliamo proseguire nel percorso di espansione che ci ha portato, in pochi anni, ad integrare cinque società diventando il quinto operatore sul mercato italiano», sostiene Rosario Rasizza, fondatore e amministratore delegato del gruppo, per poi aggiungere: «Abbiamo nel mirino anche altre attività, comunque vicine al nostro settore e a elevata marginalità».

Oggi Openjobmetis conta su quasi 5mila clienti e le pmi costituiscono il 91% del fatturato del gruppo. Al 30 giugno 2016 ha chiuso con un giro d'affari pari a 212 milioni di euro (+1,3% rispetto ai sei mesi del 2015), un margine operativo lordo relativo di 6,7 milioni (+3,2%) e un utile netto di 3 milioni di euro, più che triplicato rispetto allo stesso periodo del 2015. Il debito netto infine si è attestato a 28,9 milioni di euro, con un forte decremento rispetto ai 43,5 milioni a fine dicembre 2015. Quanto al futuro, «la nostra crescita è in linea con l'andamento del mercato che avanza con un ritmo di oltre il 3% l'anno, e presenta una redditività costante sopra al 3,5%», sostiene Rasizza. Alla soglia dei vent'anni dall'introduzione della regolamentazione della somministrazione del lavoro, il mercato italiano vale 7 miliardi circa ma non è ancora maturo (la penetrazione si attesta all'1,5% rispetto a una media europea pari all'1,8% e al 4% toccato dal Regno Unito) e, di conseguenza, non mancano le opportunità di crescita per gli operatori del settore.

Ciononostante, in questo scenario dai confini delineati da una legislazione particolarmente rigida, il salto dimensionale non può che avvenire tramite acquisizioni. «La quotazione ci sostiene anche in questo percorso di crescita, dandoci un accesso facilitato al mercato e maggiore credibilità sia con le banche, sia con i clienti sia infine con i potenziali partner», conclude Rasizza.

Quanto all'andamento del titolo, se è vero che a undici mesi dal debutto è ancora sui livelli di quotazione, risulta in contrasto con l'indice di riferimento che nel frattempo ha perso il 20% circa.

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