Economia

Dopo il bastone, Moody's mostra la carota: "Italia fuori dalla crisi entro la fine del 2013"

Per mesi l'agenzia Usa ha ripetutamente declassato e attaccato il sistema Italia contribuendo così alla nostra instabilità economica e politica. Adesso, però, inizia a vedere rosa: "La crisi è a metà strada, nel migliore dei casi". Promosse le riforme dell'Italia: "Entro la fine del 2013 sarà fuori dal tunnel..."

La fine del tunnel iniziaa a intravedersi. Secondo i tecnici dell'agtenzia di rating statunitense Moody's, pla crisi del debito europeo è solo a metà strada "nel miglior dei casi" e Paesi come la Grecia e l'Irlanda potrebbero richiedere fino al 2016 per completare il loro programma di risanamento dei conti. L'Italia, la Spagna e il Portogallo potrebbero, invece, uscire dall’attuale recessione entro la fine dell'anno prossimo se sapranno, però, applicare le riforme adottate sino ad ora. Per mesi l'agenzia Usa ha ripetutamente declassato e attaccato il sistema Italia contribuendo così alla nostra instabilità economica e politica. Adesso, però, inizia a vedere rosa. Insomma, dopo aver usato il bastone, adesso mostra la carota.

In un rapporto sugli squilibri esterni dell’Eurozona, pubblicato questa mattina dall’agenzia di rating, tutti e cinque i paesi hanno già varato le difficili, ma necessarie, riforme per uscire rafforzate dalla crisi economica. Tuttavia, a detta dei tecnici di Moody's, "questa fase di aggiustamento è completa a metà nel migliore dei scenari, a seconda del paese in questione". Secondo l'ageniza, l’attuale situazione di squilibrio vissuta dai paesi più deboli dell’Eurotower ricorda il periodo di crisi e di aggiustamento vissuto Finlandia e Svezia a cavallo tra il 1990 e il 1993. Alla Svezia occorsero tre anni per far tornare il pil ai livelli pre-crisi mentre per la Finlandia ce ne vollero ben sei. "Su base comparativa - spiegano gli analisti di Moody’s - le contrazioni registrate nei due Paesi iberici e in Italia sono relativamente modeste (almeno fino ad ora), simili a quelle della Svezia mentre i casi di Irlanda e Grecia (e qui la crisi non sembra aver ancora toccato il punto più basso) sono più simili a quello della Finlandia".

Nel report diffuso oggi, Moody’s ricorda la lunga lista di difficili riforme varate dai Paesi nordici durante gli anni di crisi cogliendo l'occasione per osservare come i casi di Svezia e Finlandia dimostrino che "il successo, qualora ci sia impegno ad attuare in maniera seria ed efficace le riforme, è realmente possibile". Sia la Svezia sia la finlandia avevano peraltro un vantaggio che i Paesi Ue oggi non hanno, vale a dire la carta della svalutazione valutaria. Per l'agenzia americana, le riforme strutturali rimangono tuttavia di importanza fondamentale per aumentare la competitività dei paesi periferici e permane il pericolo che queste riforme non verranno implementate pienamente. "In questo caso - si legge nel report - gran parte della responsabilità cadrà sui governi nazionali piuttosto che sui programmi esterni di aiuto".

"C’è un considerevole livello di rischio associato con l’implementazione di queste riforme - concludono i tecnici di Moody’s - che può essere mitigato solo da una forte impegno a livello nazionale e dalla capacità di controllare e dirigere il processo di riforma" con l’aiuto di un processo esterno di riforma, a livello di istituzionali comunitarie, ed eventualmente, anche di sostegno finanziario.

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