Economia

Ora sui dazi Trump si gioca la poltrona

A The Donald serve un'intesa rapida per strappare il taglio dei tassi

Ora sui dazi Trump si gioca la poltrona

Una mano da pokerista. Non sono pochi gli analisti che interpretano così la mossa con cui Donald Trump, domenica scorsa, ha minacciato di introdurre ulteriori dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi importati. Far saltare il tavolo per mettere l'avversario alle corde, al quale si imputa il mancato rispetto dell'intesa già raggiunta sul trasferimento forzoso di tecnologia da parte delle imprese Usa in Cina. Pechino, per ora, sembra voler evitare una rottura traumatica. Da domani, il capo negoziatore, Liu He, parteciperà ai negoziati a Washington. Ma i tempi sono strettissimi: in assenza di un deal, venerdì scatteranno le nuove tariffe e, quindi, le immediate ritorsioni del Dragone.

Il poco tempo a disposizione tradisce la fretta del tycoon di stringere al più presto un'intesa con la controparte. Non è solo uno step necessario per tranquillizzare i mercati, ieri ancora giù (-0,9% Milano, -1,6% Wall Street a un'ora dalla chiusura), ma il primo passo per mettersi in tasca il secondo mandato alla Casa Bianca. Risolte le tensioni commerciali, e quelle che di rimando potrebbero derivare da bond, titoli azionari e dollaro in caso di trade war prolungata, l'economia Usa non avrebbe più ostacoli davanti per crescere del 3%. Inoltre, la mancanza di spinte inflazionistiche (petrolio permettendo) darebbe il destro a The Donald per intensificare il pressing sulla Federal Reserve. Il ruolino di marcia dovrebbe prevedere l'ottenimento di due tagli dei tassi nel 2020. Un'altra polizza per ottenere la sicura rielezione il prossimo novembre.

Washington, però, ha un problema: Pechino non ha nessuna urgenza di chiudere l'accordo. Per cultura, i cinesi sono abituati a ragionare strategicamente su un arco temporale di qualche anno, se non addirittura di decenni. Possono quindi sopportare le ricadute negative dei dazi, se pensano di averla vinta in futuro. Inoltre, perché raggiungere ora un'intesa poco vantaggiosa quando basta aspettare per mettere a rischio la poltrona di Trump?

Le partite a poker non si giocano da soli.

Domani si vedrà se qualcuno può già alzarsi dal tavolo con le fiches in tasca.

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