Economia

Partita a scacchi su Essilux, Del Vecchio va in vantaggio

I francesi chiedevano un commissario per il cda ma il tribunale ha nominato un arbitro «super partes»

Partita a scacchi su Essilux, Del Vecchio va in vantaggio

Ultima puntata del feuilleton sul chi deve comandare in casa del nuovo colosso dell'occhialeria EssilorLuxottica: il tribunale del Commercio di Parigi ha designato il suo ex presidente, Frank Gentin, come commissario ad acta. Il verdetto segue la decisione dei soci francesi di rivolgersi al tribunale per superare l'impasse che sta paralizzando il cda del gruppo, diviso a metà tra i rappresentanti dei transalpini e i consiglieri espressi dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio.

L'intenzione era anche quella di ottenere la nomina di un commissario per esercitare i diritti di voto in sostituzione dei 4 consiglieri indipendenti vicini a Delfin in modo tale da gestire la difesa del gruppo. Ma il colpo di mano non è riuscito: su decisione del tribunale, sarà infatti Gentin (che ha risolto numerosi contenziosi tra grandi aziende, come quello del 2014 tra Lvmh ed Hermes) a stabilire, se le parti non dovessero accordarsi, la linea della società, individuando a sua volta colui che dovrà rappresentare il gruppo nell'arbitrato entro il 2 maggio. La sua figura super partes è apprezzata dal fronte italiano, ha fatto sapere l'avvocato dei 4 consiglieri indipendenti nominati da Delfin, che su decisione del tribunale manterranno i diritti di voto.

Ma come si è arrivati a questo punto? Il 16 gennaio 2017 Luxottica ed Essilor, specialista francese delle lenti, annunciano una fusione da 54 miliardi. La Delfin di Del Vecchio sarà azionista di maggioranza con oltre il 32% del capitale e il 31% dei diritti di voto (cui si può aggiungere un 2% abbondante di Giorgio Armani e altri soci italiani). Un terzo del capitale, rispetto al 4% dei manager e dipendenti di Essilor. L'accordo di fusione prevede però 8 membri a testa nel cda e identici poteri assegnati a Del Vecchio e al suo vice, Hubert Sagnières. Il matrimonio viene «consumato» il 1 ottobre del 2018: Delfin apporta il proprio 63,3% di Luxottica in Essilor, poi viene lanciata un'offerta pubblica di scambio sulle restanti azioni di Luxottica per farla uscire da Piazza Affari.

La prima, vera, crepa nei rapporti si apre sulla ricerca di un nuovo ad cui affidare il timone del gruppo a partire dall'approvazione del bilancio 2020. Alla vigilia dell'assemblea di novembre Del Vecchio investe pubblicamente Francesco Milleri (già alla guida di Luxottica) come suo successore, annunciando l'intenzione di «proporlo come ad di EssilorLuxottica». Ma Sagnières si oppone, sostenendo che tale decisione avrebbe dovuto avere il suo consenso, sebbene il passaggio non necessiti di alcuna delibera del board. Così, la ricerca del timoniere non viene messa all'ordine del giorno dell'assemblea. Il 20 marzo, lo scontro deflagra: Del Vecchio accusa il socio francese di non rispettare gli accordi e di aver nominato 4 top manager senza il suo assenso e senza aver portato la decisione in cda; Sagnières replica che l'imprenditore italiano vuole prendere il controllo senza pagare un premio agli altri azionisti. Nei giorni successivi Del Vecchio deposita un arbitrato alla Camera di Commercio Internazionale per denunciare le violazioni del patto di cogestione valido fino ad aprile 2021, mercoledì il cda respinge la richiesta dei fondi e dell'associazione dei dipendenti Essilor, Valoptec, di allargare il board. E i francesi contrattaccano chiedendo un arbitro. Nominato ieri, ma senza l'effetto sperato (anche perché l'arbitrato è stato depositato a Ginevra, in una sede quindi più neutra rispetto a Parigi).

Il 16 maggio la parola passerà ai soci in assemblea.

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