Economia

Il Pd vuole tagliare le pensioni alte per tappare il buco della Fornero

Il Pd al lavoro per ripianare il buco generato dalla legge Fornero. L'ipotesi è di intervenire sulle pensioni più alte

Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps
Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps

Già si profila all'orizzonte una prossima sforbiciata agli assegni più alti. A lavorare all'ennesimo imbroglio per i contribuenti italiani è il Pd di Matteo Renzi che sta lavorando per eludere la sentenza della Corte Costituzionale che ha annullato il blocco della rivalutazione delle pensioni per il biennio 2012 e 2013. Così, se da una parte la Consulta farà prevedibilmente tornare nelle tasche di sei milioni di pensionati le somme dei mancati aumenti, dall'altra i democrat studiano come sforbiare quanti più assegni possibili.

"Qualunque sarà la scelta del governo sarà ispirata a due principi: tenuta dei conti ed equità", ha spiegato il responsabile economico del Pd Filippo Taddei commentando la bocciatura da parte della Corte Costituzionale della norma Fornero del 2011 che bloccava l’adeguamento delle pensioni al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps (1.443 euro). Una sentenza, quella della Consulta, che per l’Avvocatura dello Stato ha un impatto sui conti pubblici di circa 1,8 miliardi per il 2012 e altri 3 miliardi per il 2013. Taddei ha spiegato con estrema chiarezza che, "in questa fase, è impossibile definire con quale strumento interverrà il governo" per adeguarsi alla decisione della Consulta e rimborsare i 6 milioni di pensionati colpiti dal blocco delle indicizzazioni. "Adesso - ha continuato l'esponente piddì - si sta valutando l’esatto impatto sul bilancio quindi è in corso la ricognizione della Ragioneria Generale dello Stato". L’obiettivo è avere in mano numeri certi in tempi rapidi, anche per evitare il "balletto" sulle cifre, che secondo indiscrezioni potrebbero arrivare fino a 13 miliardi in termini di impatto sul bilancio. Di certo, ha chiarito Taddei, "l’effetto riguarderà solo il deficit degli anni interessati, 2012 e 2013, e non intaccherà in alcun modo il deficit 2015".

Diverso l’impatto sul debito pubblico, alla luce del previsto rialzo del disavanzo degli anni precedenti. "In ogni caso - ha sottolineato Taddei - dobbiamo ricordare che le norme Fornero furono concepite in un momento in cui la situazione italiana era gravissima e il paese andava raddrizzato mettendo in sicurezza i conti e le stesse pensioni". Dunque "anche se presentano un errore di tecnica legislativa, non bisogna approfittare di questa sentenza per rimuovere la memoria collettiva della gravità della crisi in quegli anni e questo lo dico per invitare certe forze politiche ad evitare le polemiche". Inoltre, ha osservato ancora l'economista, "alla luce della sentenza della Corte costituzionale, che considera le pensioni come una retribuzione differita, allora avrebbe senso considerare uno più stretto allineamento tra contributi versati e pensioni, per gli assegni più alti ovviamente". Quindi "cercare di essere più attenti affinché le pensioni più alte, siano in linea con i contributi versati e questo spesso non accade". Quanto ai tempi dell’intervento del governo, Taddei ha ipotizzato che siano "ragionevolmente rapidi".

"Di certo - ha concluso - sarebbe opportuno poter dare un’indicazione entro il versamento degli assegni il primo giugno".

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