Economia

Pernigotti chiude, parte la cassa

Firmato l'accordo al ministero, il marchio resta in mano ai turchi

Pernigotti chiude, parte la cassa

A Roma all'incontro con parlamentari locali e i sindacati cala il sipario su una storia durata quasi 160 anni. Da oggi i 92 dipendenti della Pernigotti saranno in cassa integrazione straordinaria per reindustrializzazione.

L'accordo firmato ieri al ministero del Lavoro sulla storica azienda di gianduiotti di Novi Ligure, di proprietà del gruppo turco Toksoz, prevede la cessazione dell'attività produttiva e l'avvio di un piano di politiche attive per il lavoro con un primo incontro di verifica a marzo. Non mancano gli investitori interessati, tre sono in attesa di effettuare un sopralluogo presso lo stabilimento. L'azienda, che ha già affidato «a partner attivi sul territorio nazionale la produzione di alcune linee di prodotto» conferma «la volontà di continuare a produrre, distribuire e commercializzare i propri prodotti dolciari attraverso accordi di terziarizzazione in Italia» e s'impegna «a comunicare tempestivamente eventuali accordi di reindustrializzazione». I sindacati temono un rischio spezzatino: la proprietà resta ferma nell'intenzione, più e più volte ribadita, di non voler cedere il marchio e questa scelta ha di fatto raffreddato l'interesse di potenziali investitori come Sperlari o come il fondo indiano. Le manifestazioni di interesse in campo riguarderebbero sia la possibilità di avviare produzioni sulle tre linee attive nel polo industriale, e cioé cioccolato, torrone e gelato, sia l'opzione di attivare collaborazioni su singoli settori, con la possibilità di reimpiegare parzialmente il personale.

In ogni caso si tratta di soluzioni parziali.

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