Economia

Il piano Profumo abbatte Leonardo: -12%

La ripresa attesa tra 2 anni, analisti delusi. E il socio Tesoro "brucia" 205 milioni

Il piano Profumo abbatte Leonardo: -12%

La Borsa boccia il piano di Leonardo al 2022, il primo targato Alessandro Profumo, banchiere, ex numero uno di Unicredit e Mps che, da maggio, ha preso il posto di Mauro Moretti alla guida della ex Finmeccanica. Dopo il crollo di novembre, ieri il bis: il titolo ha perso il 12% a 9,9 euro. Con l'impressione che un gioiello dell'industria pubblica italiana sia ormai ridotto ai minimi termini da una serie di attacchi giudiziari, lotte interne e girandole di manager.

A deprimere Leonardo, su valori che non si vedevano dall'autunno 2016, la conferma di conti deboli nel 2017 (saranno diffusi il 14 marzo) dopo il profit warning di novembre e flussi di cassa modesti, ma anche un piano definito dagli analisti «poco aggressivo» e che prevede una ripresa solo tra due anni. È infatti dal 2020 che dovrebbe tornare a crescere a doppia cifra la redditività degli elicotteri (tallone d'Achille dalla gestione Moretti), grazie alla spinta garantita dai pagamenti relativi alla maxi-commessa in Kuwait per gli Eurofighter. Ed è sempre dal 2020 che Leonardo promette di riprendere stabilmente la via di una crescita definita «solida, consolidata e sostenibile» dall'ad Profumo.

A Vergiate (Varese), nella cornice di uno degli storici stabilimenti di Agusta Westland, Profumo ha rivendicato il valore di un piano che cerca «di raggiungere la sostenibilità con una programmazione di medio-periodo». Il top management del gruppo ha quindi confermato per il 2017 le difficoltà emerse con i conti dei 9 mesi con «ricavi, ebita (margine operativo netto) e focf (flusso di cassa operativo post investimenti) attesi nella fascia bassa». Il debito netto è visto in linea a circa 2,6 miliardi per il 2017 includendo l'effetto del buy back dei bond Usa.

Per il 2018 - un nuovo anno di transizione - Leonardo vede ordini in aumento, ricavi stabili ed ebita in leggera crescita a 1,075-1,125 miliardi su ricavi compresi ttra 11,5 12. Il piano prevede poi per i prossimi cinque anni una crescita media annua dell'ebita dell'8-10% e redditività attesa superiore al 10% nel 2020. Nel periodo, la crescita media annua degli ordini sarà superiore al 6%. Come? Profumo conta molto sulla «piena ripresa del settore elicotteri» e sul contributo positivo della mega commessa in Kuwait, oltre 5 miliardi grazie alla fornitura dei caccia Eurofighter, i cui primi incassi serviranno però per coprire i costi di costruzione e la cui profittabilità partirà solo dal 2020.

Dopo la ristrutturazione targata Moretti, inoltre, per Leonardo ci sarà ancora un periodo di assestamento e sul fronte della spending review sono programmati risparmi annui per 200 milioni, un taglio del debito del 20% e del 25% dei costi di finanziamento.

Profumo ha comunque precisato che il gruppo Leonardo «non intende vendere la propria quota di Mbda», il consorzio europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa di cui Leonardo detiene il 25% (con Airbus e Bae Systems). Stessa linea anche su Atr, controllata al 50% pariteticamente con Airbus: «È una buona partnership e sta dando risultati».

Nessun nuovo dettaglio, infine, sulla partita Fincantieri-Naval Group in Stx sul polo della cantieristica civile: «E in corso un analisi con Fincantieri», ha detto Profumo confermando questa partita come une delle incognite del 2018.

Con 28 milioni di pezzi passati di mano, contro una media di 4 milioni, quella di ieri sarà ricordata dagli azionisti di Leonardo (il Tesoro, che ha il 30% del capitale, ha perso potenzialmente poco più di 205 milioni) come la seconda giornata nera del gruppo dal profit warning di novembre, quando c'era stato un crollo del 21% in una sola seduta con 1,75 miliardi di euro di capitalizzazione andati in fumo.

Ma per Profumo la Borsa verrà gradualmente convinta attraverso «la realizzazione di quello che è stato promesso nel piano».

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